"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Luci e penombre: liriche, di Raffaele Comparoni [pseud.] (Milano, la quercia, 1935). Da molti ritenuto il libro di poesia più raro del XX secolo. Credo che siano molti i libri che si possano adattare a questa definizione, ad ogni modo il libro di Ezio Comparoni (questo il vero nome dell’autore) è senz’altro poco meno che ectoplasmatico. Se ne conosce una sola copia pubblica, depositata presso la Biblioteca comunale Manfrediana di Faenza (Ravenna); non se ne conoscono copie presso privati e collezionisti. Quasi altrettanto raro l’altro libro coevo, di racconti, dal titolo: Maschere: racconti di paese e di città, di Raffaele Comparoni [pseud.] (Lanciano, Carabba, 1935); conservato presso una manciata appena di biblioteche.

Con un altro pseudonimo, Silvio D’Arzo, pubblicherà nella sua breve vita per Sansoni e soprattutto Vallecchi, dagli anni ’40 in poi. Ma i primi due lavori risultano pressoché introvabili. L’autore è di Reggio Emilia (1920-1952); in vita pubblica soltanto un romanzo, All’insegna del buon corsiero, di Silvio D’Arzo (Firenze, Vallecchi, 1942). Il racconto lungo Casa d’altri (Sansoni, 1953), uscito postumo, è quello che regalò la fama all’autore, lodato da Eugenio Montale come il “racconto perfetto”.

All’editore Vallecchi in una lettera scriveva:

“Figuratevi che nessuno – dico nessuno – sa ch’io scrivo: il mio nome è solo uno pseudonimo… nessuno sa il mio nome, nessuno…”.

[Si ringrazia R. G. di Milano per la prima segnalazione]

 

 

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