La Storia che conosciamo è un falso? Un’eventualità che mette i brividi….
Ottobre 2019 – Esce La Storia ha detto il falso, di Mario De Martino (Bolzano, Formamentis); prefazione di Corinna Zaffarana, un saggio esplosivo sugli Inganni e falsi miti di chi ha inventato il passato per controllare il presente. Dalla scheda editoriale:
Il libro segue L’inchiesta: la Bibbia, la Chiesa, la Storia – Duemila anni di domande (Milano, Zerounoundici, 2015) ed è il secondo atto del nuovo percorso di questo giovane autore (nato nel 1993 a Portici) che era già noto in precedenza per romanzi di genere Fantasy e thriller come: Justin Dave e il ragazzo venuto dal futuro (Cocquio Trevisago, Zerounoundici, 2009), Con gli occhi dell’innocenza: le tre vite del Diavolo (Milano, Zerounoundici, 2009), I figli di Atlantide (Roma, Casini, 2011), Antarctica (Roma, Casini, 2012), Regole del gioco (Chivasso, La Corte, 2013). Questi solo per citare i maggiori.Da sempre la Storia è dispensatrice di mezze verità. Ciò che siamo abituati a dare per scontato quasi mai fotografa la realtà dei fatti; complici la tradizione, le influenze culturali e gli insegnamenti degli antichi, il nostro passato si è arricchito di avvenimenti inverosimili, a lungo ritenuti autentici.
Nel medioevo, i monaci amanuensi hanno salvato dall’oblio la cultura antica copiando e ricopiando testi storici, poetici e letterari. Se per alcune opere non possiamo escludere una certa fedeltà agli originali, per molte di esse ci si è spinti decisamente oltre, manipolando, emendando e, nel peggiore dei casi, inventando di sana pianta per adattare il testo alle necessità del momento.
Dalla nascita dell’arciducato d’Austria al misterioso regno del Prete Gianni, passando per i manoscritti perduti di Dante e per la compilazione dei testi biblici, l’uomo ha sempre piegato la Storia ai propri interessi.
In tempi moderni, la lezione dei Rinascimentali è stata messa in pratica da chi ha visto nella diffusione di fake news un perfetto strumento di controllo sulle masse. I grandi imprenditori, dai Rothschild ai Rockefeller, le hanno sfruttate in ambito economico; gli uomini di Stato se ne sono serviti per giustificare interventi militari in giro per il mondo, fomentando paure ingiustificate e riscrivendo il passato a proprio uso e consumo.
La Storia insegna che a dire il falso si ha sempre ragione.
Chi è Mario De Martino
Conosco Mario De Martino dal 2009 quando, sedicenne, scriveva racconti e romanzi Fantasy per le case editrici Runde Taarn di Gerenzano e Zerounoundici di Cocquio Trevisago (poi trasferita a Milano): Stava per uscire il mio Manuale del cacciatore di libri introvabili (2010) e feci appena in tempo a segnalarlo nel capitoletto finale del libro, Il baby boom del Fantasy in Italia, dove lo collocavo partendo dal “capostipite” Christopher Paolini, assieme agli astri nascenti di quegli anni, come Licia Trosi (già stella di prima grandezza) e Federico Ghirardi, fresco d’uscita con Bryan di Boscoquieto (Roma, Newton Compton, 2008).Scrissi anche la presentazione di Con gli occhi dell’innocenza: le tre vite del Diavolo, scomodando Stephen King con cui tracciai un parallelo di cui a distanza di dieci anni rimango fedele nel pensiero. Nel frattempo, però, ne è passata di acqua sotto i ponti. De Martino si è laureato in Filologia e adesso, ancora giovanissimo, insegna discipline letterarie al liceo. È passato dall’altra parte della barricata, insomma!
Due parole con l’autore…
Mario, come hai maturato questa posizione intransigente verso l’ortodossia della Storia?
“Ciao Simone. Non parlerei di posizione intransigente: col mio libro non voglio abbandonarmi a sensazionalismi, troppo spesso senza capo né coda. Credere che tutta la storia dell’umanità, così come ci è stata raccontata, sia un’immensa mole di balle è decisamente troppo. Beninteso, c’è stato chi lo ha pensato davvero (curiosi di sapere chi? Leggete il libro!) ma è una posizione che non mi appartiene. Il mio saggio non si propone di riscrivere la Storia, bensì di sottolineare che in più di un’occasione ci ha già pensato qualcun altro. Numerosi avvenimenti del passato non sono andati proprio come credevamo e spesso, nonostante si conoscano tutti i dettagli, si continua a trasmettere l’errore alle nuove generazioni.
Intendo piuttosto portare avanti un lavoro di denuncia: che la Storia, più di una volta, abbia «detto il falso» è assolutamente innegabile, e i casi analizzati credo basteranno a rendere bene l’idea (senza scadere in complottismi di vario genere).
Detto questo, ritengo che smascherare qualsivoglia manipolazione sia parte integrante del lavoro del filologo: ciò che si fa con i manoscritti antichi – una vera e propria caccia all’errore – può essere applicato anche alle fonti storiche. Quella che si studia, in effetti, è la Storia come ci è stata raccontata da qualcun altro; non sempre lo storiografo di turno può essere considerato degno di assoluta credibilità e non sempre ciò che ha scritto ci è pervenuto in maniera esattamente corrispondente all’ultima sua volontà. Analizzare le fonti manipolate, studiarne la genesi e l’impatto che hanno avuto nella società, può senz’altro aprire nuovi orizzonti alla conoscenza.”
Potresti accennare brevemente a tre passaggi o punti chiave del tuo ultimo libro per far capire al lettore che cosa deve aspettarsi dalla sua lettura?
“Nel mio libro ampio spazio è dedicato al medioevo, il periodo storico che potrebbe essere definito una vera e propria «fabbrica del falso»; non si tratta, però, di un caso isolato. Il falso è sempre esistito: quando i grandi condottieri si sono vantati delle proprie gesta e tali avventure sono state immortalate attraverso la scrittura è nata la falsificazione storica più o meno consapevole. Detto ciò, l’inquinamento delle fonti risale all’alba della Storia stessa.
Nel Rinascimento il “culto del falso” è letteralmente esploso: si inventava di tutto, e lo si faceva per le più diverse ragioni. Nei secoli successivi, la lezione dei Rinascimentali è stata fatta propria da chi ha visto nel falso uno strumento efficace per controllare le masse. Per non parlare, poi, di quegli avvenimenti dei quali ci illudiamo di conoscere ogni cosa, ma chiediamoci: è stato Nerone a incendiare Roma nel 64 d.C.? Cristoforo Colombo è stato davvero il primo occidentale a mettere piede in America? A Pearl Harbour ci fu realmente un attacco “a sorpresa”?
Per rispondere brevemente alla tua domanda, senza dilungarmi troppo in premesse che toglierebbero al lettore il piacere della scoperta (per dirla con un noto slogan), il libro può essere suddiviso in tre passaggi fondamentali: elaborazione e creazione dei falsi, tra l’antichità e il medioevo; esasperazione del fenomeno, nel Rinascimento; conseguenze di un simile atteggiamento tra l’età moderna e l’età contemporanea.”
La Storia ha detto il falso è il secondo atto di questo tuo “nuovo corso”, dopo gli inizi come scrittore di Fantasy e thriller. Al momento ti senti più un saggista che un narratore di storie?
“Nella sostanza non è cambiato ciò che faccio: racconto storie. Che si tratti di fatti realmente accaduti (o quasi) o di racconti puramente inventati, c’è poca differenza. L’importante, se si ha qualcosa da dire, è prendere la penna in mano e scrivere.”
Ma a chi ti ha amato con Justin Dave e il ragazzo venuto dal futuro, o Con gli occhi dell’innocenza: le tre vite del Diavolo dai qualche speranza di tornare sul genere Fantasy e Fantastico? Senza dimenticare Regole del gioco, che è un thriller mozzafiato…
“L’amore per la narrativa non è affatto sfumato, anzi. Hai citato due titoli che risalgono a quasi dieci anni fa – quando ero ancora uno studente liceale –, che per forza di cose riflettono uno stile di scrittura che attualmente fatico a sentire mio; Regole del gioco è invece un romanzo al quale tengo molto, dal momento che lo considero il mio più interessante esercizio di stile, per l’alternanza dei punti di vista e l’ambientazione al limite del claustrofobico. Non ho alcuna intenzione di abbandonare il mondo della narrativa. Inoltre, ci sono molti generi letterari che non ho ancora sperimentato..
Tu oggi sei un giovanissimo insegnante. Come ti comporteresti se notassi un particolare talento narrativo in un tuo allievo? Quali pensi che possano essere le indicazioni di massima per chi si trova davanti un possibile futuro scrittore? Le cose da fare o non fare…
“Chi ama scrivere deve scrivere. E leggere. Questi sono due principi indiscutibili. Molti ragazzi scrivono, ma per una ragione o per un’altra faticano a tirar fuori dal quaderno o dal computer i loro componimenti. Scrivere è solo in apparenza un lavoro solitario: ciò che si è prodotto, prima o poi, deve raggiungere i lettori, fossero anche solo papà, mamma e il migliore amico.
E comunque il talento va coltivato. Quando si crede di essere arrivati a un traguardo, c’è ancora parecchia strada da fare (nemmeno la pubblicazione è un traguardo. In molti casi significa soltanto essere arrivati alla scrivania giusta nel momento giusto).
I talenti vanno sicuramente incentivati e mai scoraggiati. È però sempre bene restare con i piedi per terra: illudere un possibile futuro scrittore assicurando fantomatiche glorie future potrebbe rivelarsi una batosta peggiore di una netta stroncatura. Non si scrive per diventare un novello Stephen King (anche se lo si spera sempre), ma perché si ama farlo.”
Per chi volesse incontrati durante la promozione del tuo libro puoi darci i tuoi prossimi spostamenti o il tuo passaggio a Fiere e manifestazioni del settore per la fine del 2019 e l’inizio del 2020?
“Spero di riuscire a organizzare presto una prima presentazione di La Storia ha detto il falso nelle mie zone (Napoli e provincia). Troverete comunque i miei libri nelle principali fiere di settore, compreso il Salone del libro di Torino, il prossimo maggio (e chissà che stavolta, dopo tanti anni, non riesca a tornarci).
Per la prossima estate è invece confermata una mia conferenza presso il Centro Studi e Ricerche C.T.A. 102 di Bellinzago Novarese, dove sarò ospite della scrittrice e storica Corinna Zaffarana, autrice della prefazione al mio libro.”