January 2010 – Presentation of the new novel by Mario De Martino
Simone Berni wrote the presentation of the horror novel “CON GLI OCCHI DELL’INNOCENZA – Le tre vite del Diavolo” (Through the eyes of innocence – The three lives of the Devil”) by Mario De Martino (Publisher Edizioni 0111), expected in bookstores in January 2010. Beautiful and attractive cover designed by Valeria Rambaldi. Vedi il booktrailer
As it follows the Italian text of the Presentation:
Rientrammo a Castle Rock alle cinque del mattino di una domenica, il giorno prima del Labor Day. Eravamo stati via solo due giorni, eppure la città sembrava diversa. Un po’ più piccola.
Come entrammo in paese guardavamo la strada di fronte a noi, rifiutando di incrociare i nostri sguardi, non avremmo saputo che dire.
Fu Vern il primo a parlare: – “Allora, ragazzi, ci vediamo a scuola”.
– “Già. Alle medie, allora”.
– “Alle medie”.
Invece, col passare del tempo, perdemmo gradualmente i contatti . Alla fine, Teddy e Vern erano diventati solo due volti in mezzo alla folla.
Succede. Gli amici vanno e vengono nella vita, un po’ come i camerieri che si alternano in un ristorante.
È il finale struggente di Stand By Me, film-cult tratto da Il corpo (The Body), un racconto lungo del re del brivido Stephen King, quando i quattro coraggiosi ragazzini fanno rientro alle loro case dopo la prima (e ultima) avventurosa estate della loro vita. Non lo sanno ancora, ma il destino avrà in serbo strade separate per loro, qualcuna particolarmente tragica.
Perché Stephen King? Perché non posso fare a meno di pensarci parlando di CON GLI OCCHI DELL’INNOCENZA e del suo autore, Mario De Martino, di anni 16.
Il microcosmo mentale che genera il piccolo centro della provincia americana, sia esso Castle Rock, Derry o Dawson Hill, è sì un luogo ideale, un castello dei destini incrociati, ma è allo stesso tempo un nucleo capace di nutrire l’immaginario collettivo di un’intera generazione, o anche di più. Dagli anni ’70 ad oggi rimangono vive nella nostra memoria le immagini di racconti dell’insolito e film terribili con al centro un piccolo sperduto villaggio dove avvengono fatti spaventosi.
King è una presenza che incombe su di noi da sempre. Nessun romanziere al mondo ne può uscire indenne, tutti prima o poi sono chiamati a percorrere sentieri già segnati nella foresta dall’incedere maestoso del monarca del Maine. Molti dei nostri scrittori più celebrati temono queste battute nel fitto della vegetazione, piene di rischi e d’imprevisti. Nessuna paura, invece, per l’imberbe scrittore rubato al Fantasy, che si batte come un drago senza curarsi dei pericoli. Il successo è degli impavidi.
Non è certo la prima volta che mi capita di leggere un’avventura così kinghiana come quella di CON GLI OCCHI DELL’INNOCENZA, che si addentra così perfidamente nei misteri del soprannaturale catturati e vissuti con gli occhi di un ragazzino. È anzi assai tipico in King e nei suoi seguaci. Ma è la prima volta che King stesso può dirsi preso in scacco, poiché la sua conoscenza approfondita del vissuto adolescenziale non può di certo stare alla pari con chi adolescente lo è per davvero.
Come in Stand By Me c’è tutto King, con il suo senso dell’orrido, le avventure balzane dell’adolescenza, con il senso dell’amicizia e del legame profondo tra le persone, in CON GLI OCCHI DELL’INNOCENZA già si delinea il primo universo di un giovane promettente scrittore della provincia di Napoli, Mario De Martino. C’è in nuce tutto il suo fresco nuovo mondo, geminato ai fenomeni di culto di generazioni a lui precedenti, e formante un mix dissacrante ed esplosivo al tempo stesso.
Nonostante ciò appaia quasi impossibile, De Martino ha già esordito come scrittore con due romanzi brevi di genere Fantasy (L’Erede, La spada del Re, 2009; L’Erede – I Sigilli del Male, in uscita) e uno di genere fantastico (Justin Dave e il ragazzo venuto dal futuro, 2009).
CON GLI OCCHI DELL’INNOCENZA è il suo primo Horror. Un Horror che però non deve far pensare al genere classico. De Martino, sia pur all’opera prima in questo genere, sembra averne già carpito i segreti. E non ricerca il sangue per il gusto del sangue. La sua narrazione è di un altro livello, ben più potente, dove l’elemento-orrore diventa una sorta di danza, una continua ricerca di un senso del ritmo più primitivo ed efficace della paura elementare. È quella che Stephen King chiama con disinvoltura danse macabre. Non è facile a sedici anni afferrare il valore di questa estasi narrativa, e soprattutto gestirne il suo enorme potenziale, nemmeno laddove questo processo si produca per via inconsapevole.
Thomas di Dawson Hill, il protagonista tredicenne di questo libro, “che possiede due nomi e nessun cognome”, è un ragazzino già dalla vita duramente segnato con un grave lutto, che si ritrova sballottato in una nuova piccola città, lui, abituato alla metropoli.
Un piccolo insulso paese, Dawson Hill, ma con un’atmosfera pesante, e una cappa misteriosa che grava sopra i tetti delle poche case. C’è un disegno ordito da una presenza oscura, e Thomas è la vittima predestinata di un orrore che a distanza di tredici anni si risveglia e reclama il suo tributo di sangue. Il lettore si ritroverà a sua volta immerso in un incubo tanto terribile quanto “normale”. La paura più grande – King insegna e De Martino è il primo a prenderne nota nel suo taccuino – è quella che nasce dal quotidiano, non dall’insolito. Un orrore senza inizio e senza fine che sgomenta.
Chi scrive queste note si occupa di libri proibiti e di censure editoriali, andando da anni a caccia di volumi improbabili, ma reali, per tre continenti. Un diletto, il mio, che non è mai cessato come tale, unica condizione per perdurare nel tempo. Proprio questa mia propensione per l’insolito mi fa incontrare in rete il prolifico autore di Portici, il quale, specchiandosi sul golfo di Napoli, sembra partorire storie terribili e crudeli non da meno di quelle che nacquero la notte del 16 giugno 1816 sulle sponde di un altro celebre specchio d’acqua, il lago di Ginevra, quando gli ospiti di Villa Diodati, in una notte di tempesta e furore creativo dettero alla luce – magicamente all’unisono – il mostro di Frankenstein e il primo Vampiro della storia moderna, quel Lord Ruthwen che fu il precursore del Dracula di Bram Stoker, con quasi un secolo di anticipo.
Una magia che potrebbe ripetersi con eco insospettabile. Chissà, magari partendo da un piccolo villaggio della provincia americana, Dawson Hill, tanto per fare un nome.
Allacciate le cinture, si parte per un viaggio senza ritorno.