"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

“Signuri di la liggi: libbirati Schicchi”

Signuri di la liggi, / ‘ntra l’aricchi / Nun lu sintiti stu gridu putenti, / Chi l’infucati Madunii luntani / Vi mànnanu pi mezzu di li venti? / Libbirati Schicchi

Sintiti, ancora, ancora / E’ chidda di li poveri – li ricchi / Nun hanno vuci, hanno la vucca china. / E’ chidda di cu soffri e si ruvina / P’un pezzu; p’un pezzu sulo di pani… / Sì, è chidda di cu porta la catina / Di tant’anni, tanti; ma che dumani / Rumpirà… certamenti. Sintiti: / Libbirati Schicchi!

(Ignazio Buttitta, Poeta dialettale siciliano, 1924, in occasione del processo all’anarchico Paolo Schicchi a Palermo.)

[foto: Espero News]

Paolo Schicchi (1865-1950), anarchico antifascista e siciliano cocciuto. Fu imputato davanti alla Corte Ordinaria d’Assise di Palermo per i suoi infuocati comizi ed i suoi articoli al vetriolo contro il Fascismo e Casa Savoia, venendo clamorosamente assolto quando riusci a provare che altri giornali fascisti avevano scritto cose ben più gravi nei confronti della monarchia senza che pagassero alcun dazio.
L’anno prima, invece, nel 1923, gli attacchi al Vaticano gli erano valsi un altro processo, presso la Corte d’Assise di Termini Imerese, con l’accusa di vilipendio della religione cattolica e del Papa. Si difese semplicemente leggendo la Divina Commedia mostrando come Dante attaccava la chiesa senza particolari peli sulla lingua: fu assolto.

 

A Tunisi nacque “Casa Savoia”

Si rifugia a Tunisi e poi vicino a Marsiglia, da dove diresse il movimento degli anarchici italiani in Francia. Durante il soggiorno francese riuscì a dare alle stampe il primo volume di Casa Savoia, di Paolo Schicchi (Buenos Aires, Culmine, 1928), nominalmente stampato in Argentina, un vero e proprio attacco alla famiglia reale italiana. Il secondo volume, l’anno seguente, viene invece stampato nominalmente negli Stati Uniti, si tratta di Casa Savoia (secondo volume), di Paolo Schicchi (East Boston, Mass., L’Aurora, 1929).

Casa Savoia (primo volume) / copertina

Casa Savoia (primo volume) / retro (posiz. orizzontale)

L’illustrazione (dal titolo “Ultima Visione Fascista“) in quarta di copertina del secondo volume, di un certo Stick, seppur in verso contrario, presagisce già i fatti di Piazzale Loreto. Sono, infatti, raffigurati al palo dell’impiccagione sia il Re che il Duce, pungolati da due grossi avvoltoi, intenti a beccar loro le teste. L’importanza di questi due volumi, non solo per le idee politiche svolte, ma anche per la rarità bibliografica, merita attenta considerazione.

Casa Savoia (secondo volume) / copertina

Casa Savoia (secondo volume) / retro

Oggi i due volumi di Casa Savoia sono conservati in poche biblioteche pubbliche.

Su richiesta delle autorità italiane, ancora una volta il governo francese decretò l’espulsione dei rifugiati italiani. Schicchi vaga così tra il Belgio, la Germania e l’Austria, per ritornare clandestinamente a Marsiglia. Con il sostegno dei compagni, vede la luce il secondo volume di Casa Savoia mentre il manoscritto del terzo volume sarà distrutto dalla polizia e presumibilmente non vedrà mai la luce.

Ritorna a Tunisi con un sogno per la testa: imbarcarsi alla volta della Sicilia per portarvi l’insurrezione contro il regime di Mussolini. Partono in tre, con lui solamente Salvatore Renda e Filippo Gramignano. Traditi dalle spie Allegra e Spadaro, non ebbero il tempo di metter piede sulla banchina del porto di Palermo, che vennero arrestati. Siamo nel 1930.

Processati, il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato di Roma, condannerà lo Schicchi a 10 anni di reclusione (Gramignano a 6 e Renda a 8) e a 3 di sorveglianza speciale. Dei 10, ne sconterà 7 grazie ad un’amnistia, successivamente spedito al confino politico di Ponza e, poi, di Ventotene, incontrerà Umberto Terracini e Sandro Pertini.

 

Fondamentali le “avvertenze” degli editori

Avvertimento degli Editori al volume I
Vol. 1. Nel pubblicare i capitoli di Paolo Schicchi su Casa Savoia, ripetiamo quello che in simili occasioni fu già detto da altri:
Non potendo fare una battaglia, stampiamo un libro.Certo l’opera non è affatto priva di mende, specialmente sotto l’aspetto storico; ma bisogna tener presente che il compagno nostro è dovuto aiutarsi più che altro con la memoria, essendochè nel luogo dove si trova relegato, per volere dei rappresentanti del teschio di morto, non esiste una biblioteca vera e propria a cui ricorrere in caso di bisogno.
È superfluo intanto avvertire che in questa pubblicazione ogni nostro lavoro sarà prestato gratuitamente, e che, se mai vi sarà qualche utile, esso andrà per intero a beneficio della propaganda e delle vittime politiche. Ecco un motivo di più perché i compagni diano all’opera la maggior diffusione possibile. (Il Gruppo Editoriale del “Culmine”).
[Buenos Aires, 29 Luglio 1927.Dalla prefazione al Vol. 1 di Paolo Schicchi, Casa Savoia, Edizione “Culmine”, Buenos Aires, 1928].

Prefazione degli Editori al volume II

Vol. 2. Il ritardo nell’uscita di questo secondo volume si deve innanzitutto all’espulsione dell’autore, il quale in quel trambusto perdette appunti, documenti e manoscritti, talmentechè gli è toccato rifare tutto di sana pianta, lontano da biblioteche, da librerie e da archivi d’ogni specie, e costretto a ramingare fra i più gravi disagi e le più spietate persecuzioni.
Torniamo intanto a ripetere per la millesima volta che nessuno di noi, e tanto meno l’autore, s’è sognato di scrivere una storia regolare ed erudita di Casa Savoia con riferimenti a fonti peregrine pour épater “Camillo Cacasenno”, e con mucchi di note, noticine e noterelle di seconda, terza e quarta mano ad uso e consumo dei predicatori e dei copisti.
Questa è opera di volgarizzazione e di propaganda essenzialmente anarchica, perché nello stesso tempo è antidinastica e antiborghese; contro il sovrano spergiuro e delinquente e contro i cerretani difensori del re povero diavolo; avversa ai complici e compari aventineschi della monarchia sabauda e ai mazzieri concentrati della democrazia di Raimonda Poincaré. E si deve certamente a ciò se essa ha trovato l’ostilità’ apertamente idiota non solo dell’ “Iniziativa” ma anche dei Cecconi del Volontismo [si allude a Ettore Cecconi] e dei funamboli dell’anarchismo deformato; il che, del resto, dimostra che ci troviamo sulla giusta via: contro tutti gli sbirri italiani e stranieri e contro tutti gli arruffoni d’ogni tinta.
Per ragioni facili a comprendersi il contenuto del volume è alquanto diverso da quello promesso l’anno scorso, essendosi dovuto adattare in parte ai più recenti avvenimenti.
Ai tartuffi in mala fede, che trovano, et pour cause, questa pubblicazione lunga, “verbosa” e quasi inutile, rispondiamo che non finiremo di sferzare in pieno coloro i quali continuano a parlare sbirrescamente di «re povero diavolo», di «re galantuomo», di capri espiatori andati a pescare in Ogamagoga, di colpe popolari destinate a mascherare la viltà e il tradimento dei cantambanchi e dei demagoghi. E questo senza contare che proprio ieri a Taormina in Sicilia i famigerati disonorevoli Tasca e Fulci e il loro seguito applaudirono freneticamente la marcia reale in contrapposto all’inno fascista. E senza poi contare quello che un corrispondente dall’Italia scriveva giorni or sono all’Avanti!
«Quanti commenti ha provocato il viaggio per esempio del principe ereditario. La voce comune parlava con insistenza del temporaneo esilio imposto al figlio del padre per volontà di Mussolini. Si considerava questo allontanamento del principe ereditario come una sicura conferma dell’opinione – sorta da tempo e esistente tutt’ora e ogni giorno acquirente maggior credito – sul dissidio fra la corte e il fascismo e specialmente fra Mussolini e il principe ereditario il quale, spiegava una variante, sotto l’influenza del generale Bencivenga (per questa ragione si diceva mandato al confino) insisteva presso il padre sulla necessità di cambiare il regime odiato dal popolo. E quante leggende ricama intorno a questo viaggio e dissidio l’immaginazione popolare. Sarà tutto frutto di creazioni fantastiche, ma non per questo esso è meno sintomatico per gli umori che prevalgono».
Il che dimostra che da un capo all’altro d’Italia ci son molti ancora, i quali aspettano a bocca aperta la liberazione dalla corte dello Spiombi e la rivoluzione dal principe ereditario della camicia nera.
Che cosa han fatto o scritto i Berneri, i Cecconi, i concentrati e gl’iniziati per distruggere illusioni così deleterie? Nulla, assolutamente nulla, fuorché perpetuare la leggenda del «povero re» prigioniero del fascismo, e fare eco alle riprovazioni dei regi consoli fascisti e del prefetto Chiappe, futuro presidente onorario della repubblica democratica italiana. (Il Gruppo Editore de “L’Aurora” di Boston, Mass.).
[1 Febbraio 1929.Dalla prefazione al Vol. 2 di Paolo Schicchi, Casa Savoia, Edizione de “L’Aurora”, East Boston Mass., 1929]

 

Disponibilità dei libri sull’argomento (sempre aggiornato)

 

le aste sono in continuo aggiornamento
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[Il testo e le immagini delle copertine provengono, per gentile concessione, dalla Pagina Facebook “PIero Gobetti” – trattasi di una collezione privata che sostiene il Centro Studi omonimo ma che non è ad esso collegata]

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