Come descrivere con le immagini i luoghi del più efferato omicidio nell’America del dopoguerra
The Deaths in Newport, di Lewis Baltz (Paris, Onestar Press, 2002); progetto grafico di Vier5.
Dalla scheda del venditore:
“Onestar Press. Pubblicato nel 2002. 14 x 22,5 cm. 150 pagine. Copertina: brossura, colore, finitura lucida. Legatura: rilegata a colla. Interni: bianco e nero. La copertina è strappata su richiesta dell’artista. Edizione limitata a 250 copie numerate (questa copia 146/250). Lewis Baltz ha chiesto a Vier5 di reinterpretare la sua storia dei Morti a Newport. La storia parla di un famoso processo negli anni Quaranta nella città natale di Baltz in California e dei suoi legami biografici con il processo. Vier5 ha raccontato la storia attraverso la progettazione grafica.”
Il libro
Sono 250 copie numerate e tutte con la copertina strappata, su richiesta dell’artista. Questa la particolarità che subito balza all’occhio per il collezionista che si trovasse al cospetto di questo libro veramente straordinario. Sì, straordinario esattamente come tutte le opere che contraddistinguono uno dei più grandi fotografi della nostra epoca, l’americano Lewis Baltz (1945-2014).
Il libro in questione risulta esaurito presso l’editore, le poche copie circolanti stanno aumentando di valore rapidamente. È un’opera narrativa e visuale al tempo stesso che si basa sulla ricostruzione di un efferato omicidio avvenuto nel 1947 a Newport Beach, in California – che fece parlare a lungo di sé, anche fuori dagli Stati Uniti – e sul relativo processo – il processo Overell – che, tra l’altro, ha notevolmente influenzato molti scrittori, tra cui James Ellroy per il suo L. A. Confidential.
Chi è l’autore
Lewis Baltz (Newport Beach, 12 settembre 1945 – Parigi, 22 novembre 2014) è stato un fotografo statunitense. Più propriamente, egli è conosciuto oggi come una delle icone del movimento “Nuova topografia” nella fotografia della fine degli anni Settanta. Presentatisi per la prima volta in occasione della mostra New Topographics: Photographs of a Man-altered Landscape nel 1975 (a Rochester, NY), questo gruppo di giovani fotografi ha portato un cambiamento nella fotografia del paesaggio mostrando le immagini di un mondo ben diverso dalla visione eroica dell’America che si è impadronita del nostro tempo. Tutto ciò è confluito anche nello studio e nell’analisi delle realtà urbane e suburbane in cambiamento, nonché in un maggiore impegno e coinvolgimento dei fotografi nell’osservazione critica (e talvolta ironica) della società americana contemporanea.
Ha pubblicato anche diversi libri tra cui The New Industrial Parks, San Quentin Point, Candlestick Point e Nevada, tutte testimonianze delle nefaste conseguenze della presenza umana nell’ambiente e del suo potenziale distruttivo. Ha insegnato presso la facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia e presso la European Graduate School.
Come nasce questo libro
Era il 1998, Baltz all’epoca abitava a Milano e stava divorziando dalla moglie. Come ben ricostruisce Giorgio Falco sull’inserto del Corriere della Sera (La Lettura) – il fotografo americano cercava di cambiare aria e caso volle che ricevette l’incarico di fotografare l’area dove da lì a poco sarebbe sorto il nuovo Newport Harbor Art Museum, proprio a Newport Beach, ossia nella città dove era nato. Non ci pensò due volte, prese il primo volo e tornò in California.
Fu in quell’istante che vennero a galla i ricordi di una vita. Poco lontano da quel luogo, infatti, adesso solo un incrocio di squallidi svincoli autostradali, nel 1947 si era consumato l’omicidio dei coniugi Walter E. Overell, 62 anni, e di sua moglie Beulah, 57 anni. Del duplice omicidio vennero incolpati la figlia della coppia, la diciassettenne Beulah Louise Overell e il suo fidanzato, il ventunenne George Gollum. I due saranno poi assolti dopo un processo – uno dei primi processi mediatici – che tenne gli americani col fiato sospeso.
Per l’appunto, il padre di Lewis Baltz, che al tempo gestiva un’impresa di pompe funebri, si occupò di ricomporre i cadaveri dei due coniugi e testimoniò anche al processo.
Ecco che quella “storia della sua infanzia”, così radicata nella sua famiglia, tornò prepotentemente fuori nel momento stesso in cui le suole delle sue scarpe tornarono a calcare quelle adiacenze. L’incarico di svolgere un servizio di documentazione fotografica dell’area prima dell’inizio dei lavori del nuovo museo diventò il pretesto per quell’indagine che aveva sempre rimandato.
Fu così che Baltz iniziò una meticolosa raccolta di documenti, ritagli di giornale e testimonianze. Il processo, come detto, ebbe all’epoca un impatto notevolissimo sull’opinione pubblica, per la prima volta ci si interrogò sul ruolo dei media nella società.
Il libro in questione, The Deaths in Newport, di Lewis Baltz (Paris, Onestar Press, 2002) è quindi un resoconto testuale e fotografico dell’indagine svolta cinquant’anni dopo quei fatti.
I luoghi fotografati sono gli stessi, cambia il contesto, ma le “radici del male” permangono, le atmosfere orripilanti non defluiscono. Una delle conclusioni dello stesso Baltz è stata che:
“Il 5 ottobre, dopo 19 settimane di processo, 107 testimoni e oltre un milione di parole di testimonianza per quasi 6.000 pagine, la giuria ha annunciato un verdetto di non colpevolezza dinanzi all’aula gremita e ai 3.000 visitatori in attesa fuori. La decisione della giuria è stata uno shock sia per l’accusa che per il pubblico, anche se forse non avrebbe dovuto esserlo.”
Un tocco di classe “contemporanea”
L’editore parigino, Onestar Press, “non contento” del grande lavoro fotografico (e testuale) di Baltz, dulcis in fundo, ha affidato la grafica di copertina e il lavoro di impaginazione del libro allo studio, sempre a Parigi, Vier5 – uno studio di design contemporaneo molto raffinato e fuori dagli schemi che opera nel campo della comunicazione visiva. In particolare Vier5 si produce in un interessante lavoro di aggiornamento dei caratteri tipografici che personalizza per i suoi clienti.
Non si è ben capito come si è arrivati alla richiesta di strappare la copertina di tutte le 250 copie della tiratura. È scritto “su richiesta dell’artista” – il che immagino voglia alludere a Baltz.
Fatto sta che ogni copia prodotta ha la copertina strappata di proposito, con buona pace dei perfezionisti, dei collezionisti attenti alla macchiolina o all’orecchietta fatta alla pagina, nonché – orrore! – al bollino della libreria. Qui si tratta proprio della copertina tirata da un lato e strappata per 6-7 centimetri di lunghezza.
Dello stesso libro c’è un’altra edizione, sempre una tiratura limitata, stavolta di 170 copie ed ancora con la collaborazione di Vier5. Di questa non ci risulta che la copertina sia stata strappata.
Disponibilità delle edizioni citate e non citate (sempre aggiornato)
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