"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Ettore Ciccotti: dal socialismo al fascismo (e ritorno)!

 

di Aldo Lo Presti

 

ROMA PORTA PORTESE Domenica 8 Maggio 2022 Da qualche tempo a questa parte il Mommsen ritorna prepotentemente nelle nostre rabdomantiche peregrinazioni da una bancarella all’altra in quel di Porta Portese, e talmente intensamente che non potevamo farci sfuggire l’occasione di acquisire un volumetto di Ettore Ciccotti (solo omonimo di Francesco, il politico socialista che molto ebbe a che vedere con Orvieto, la nostra carissima città d’adozione e d’elezione!) di non certo facile acquisizione (e quando pur risulta possibile che accada, a prezzi sicuramente imparagonabili rispetto a quelli praticati presso la generosa e mitica rivendita di Robertone & Son, cioè il consueto tondino bicromo e mezzo!) che dall’incontro col filologo Ettore De Ruggiero sviluppò il suo spiccato interesse verso la storia antica, uno studioso, il De Ruggiero, che, per l’appunto, si era formato a Berlino col già citato Mommsen!

Un libretto, da oggi il nostro, tirato presso le Officine Grafiche Società Anonima Mondadori con sede ad Ostiglia, Verona e Mantova, per conto, ça va sans dire, delle “Edizioni A. Mondadori” all’epoca fattasi appena appena “romana” (se non ricordiamo male).

Il volume, assai critico verso il socialismo (leggi: antibolscevico) apparve nel 1919, riproducendo lo stesso testo già pubblicato sulle pagine della “Rivista d’Italia”, una ristampa originata dalla caduta del regime comunista in Baviera e in Ungheria, dove, al momento della prima apparizione del testo ciccottiano, erano appena sorti, assumendo in toto tutte le osservazioni che all’epoca l’autore ebbe modo di svolgere al riguardo, come si evince dalla prefazione al volume datata 20 ottobre 1919.

Un testo che benissimo fotografa il progressivo allontanamento dell’autore dal partito socialista e un primo avvicinamento alle tesi fasciste.
Da questo ripensamento, Ciccotti ne ricavò un duplice beneficio: un seggio in Senato (nel settembre del 1924) e il trasferimento (finalmente!) alla cattedra di letteratura latina presso l’Istituto superiore di Magistero di Roma.

Ma la biografia di Ettore Ciccotti non si esaurì col fascismo, potendone documentare una sempre più decisa opposizione, intuendone con lucidità l’inevitabile fine come deriva al bellicismo guerrafondaio che sfociò, dopo tanto militarismo coatto, nella sciagurata adesione alle tesi naziste ed all’entrata in guerra a fianco dell’ingombrante alleato teutonico, che portò persino alla vanagloriosa dichiarazione di guerra agli Stati Uniti d’America!

Ciccotti ebbe modo, in ultimo, nelle postume origini di Orazio, di suggerirne le origini ebraiche, rispondendo in tal modo alle esecrabili (ieri come oggi) leggi razziali mussolinan/savoiarde.
Di Ciccotti ci piace ricordare, infine, la sua presenza nel Consiglio direttivo (dal 1910 al 1922) della Biblioteca provinciale di Potenza, contribuendone all’incremento delle sue raccolte bibliografiche, curandone e sostenendone, scrive Antonella Trombone, «…l’organizzazione biblioteconomica e l’impianto del catalogo […] riuscendo, tra l’altro a ottenere il distacco temporaneo a Potenza di personale bibliotecario delle biblioteche governative».

Il che equivale ad un mezzo miracolo. Se non proprio ad un miracolo tutto intero! Vale!

NB: il libretto possiede anche un’attrattiva di metodo, allorquando in poche righe riassume tutta la difficoltà della sociologia a farsi …scienza: «Le scienze sociali, purtroppo, non si trovano nella condizione favorevole per cui le scienze sperimentali possono, il più delle volte, a volontà, riprodurre artificialmente i fenomeni e così controllare le osservazioni, realizzare combinazioni, verificare ipotesi». Individuandone con precisione chirurgica i limiti che andrebbero superati soltanto con l’applicazione assidua dell’intuizione creativa, lasciando la matematizzazione ai …matematici!

 

 

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