"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

L’altra parte, di Alfred Kubin (Milano, Adelphi, 1965).

 

Prima edizione rara e molto ricercata. L’opera (apparsa in tedesco per la prima volta nel 1909) ebbe un notevolissimo successo in Europa; poco in Italia, dove ancora oggi è conosciuta da pochi. Si tratta di un romanzo utopico fantastico. L’autore era stato un valente illustratore delle opere di Edgar Allan Poe ed E. T. A. Hoffmann e a sua volta aveva deciso di prodursi in un romanzo fantastico, riuscendo bene nell’impresa.

 

Di cosa parla il romanzo

La storia inizia con il protagonista che riceve la visita di un uomo che sostiene di lavorare per Claus Patera, un vecchio compagno di classe del protagonista, basato su un vero amico d’infanzia che Alfred aveva a Zell am See, Lothar Patera.
Patera ha invitato l’artista e sua moglie a venire a vivere nella sua città, Perla. Dopo qualche incertezza, la coppia accetta e dopo un lungo viaggio arriva a Perla. In seguito a qualche disavventura e con il passare del tempo, la coppia si accorge che c’è qualcosa che non va con la città: tutti gli abitanti sono un po’ matti e sembrano tutti essere tenuti sotto una sorta di incantesimo, vittime di bizzarre allucinazioni e governati dall’invisibile Patera. Patera è infatti una specie di Dio: tutti avvertono la sua presenza, ma nessuno lo vede mai. Gli eventi diventano più strani e stressanti con il passare del tempo. A causa di questo, la moglie del protagonista (trattasi naturalmente di Hedwig, la vera moglie di Kubin) si ammala e muore. Questo segna l’inizio della caduta di Perla.
Infatti, da un certo punto della storia, la città comincia a crollare e con essa, tutti gli abitanti impazziscono sempre di più. Il caos prende il sopravvento, la gente muore, le persone cercano di uccidersi a vicenda, gli edifici iniziano a crollare. Gli eventi si concludono con la battaglia finale tra Patera e il suo nemico Hercules Bell, plutocrate e simbolo del capitalismo americano. La battaglia è una metafora della battaglia tra spiritualità e razionalità, da cui Bell esce vincitore. Il protagonista assiste all’intera battaglia e riesce a salvarsi cercando rifugio in una sorta di tempio.

Alla fine della storia, il protagonista è di nuovo a casa, in Germania. Quella terribile esperienza lo ha lasciato vuoto e bramoso solo della morte, ma alla fine egli riconosce che non è solo la morte a regnare sul mondo, ma anche la vita: una battaglia costante di opposti di cui tutti noi siamo solo vittime, una serie costante di alti e bassi, perché anche i momenti più grandi possono essere trasformati in qualcosa di insignificante in una questione di secondi.

La storia si conclude con la frase: “Il demiurgo è un ibrido” (Der Demiurg ist ein Zwitter), che riassume la consapevolezza del protagonista della costante presenza nella vita di bene e di male. [fonte: Wikipedia]

 

 

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