Paolo Ventura: scoprire se stessi all’infinito
di Alessandro Brunetti
Paolo Ventura (nato nel 1968) è un artista che usa la fotografia e sé stesso per costruire storie. Infatti i soggetti delle sue foto sono lui, in decine di versioni diverse, un gioco di specchi infinito, difficilmente districabile. L’ho scoperto recentemente (ignoravo di ignorarne l’esistenza, ahimè), e me ne ha parlato mio figlio, anch’egli maniaco di libri e attivo nel mondo dell’arte e delle mostre.
A quel punto il primo passaggio è stato sul sito dell’artista, poi nel book shop del Palazzo delle Esposizioni a Roma, dove ho ammirato alcune sue paper sculptures, davvero esaltanti, se amate la carta e un certo tipo di autismo dai risvolti brillanti.
Non so proprio come mi ero perso questo fotografo che ha trasformato se stesso in un’opera seriale, restituendoci atmosfere temporali e spaziali sospese tra De Chirico e Sironi, Savinio e
Balthus. Il risultato è sempre straniante, a tratti fastidioso, tendente al disagio, esattamente ciò che l’arte deve fare. I suoi soggetti preferiti appartengono agli eserciti, attraverso il cui uso esercita un pacifismo sottile e mai banale, e al circo, con storie surreali di persone scomparse e amori impossibili, intrise di una magia che sembra bianca, ma è noir più che nera.
E così, magicamente appunto, in occasione del mio genetliaco ecco comparire due volumi, due libri d’artista, di cui uno in tiratura limitata, realizzati in modo impeccabile da Danilo Montanari Editore. E resi ancora più feticisticamente amabili dalla dedica personale che Paolo Ventura ha vergato per me.
Galleria Fotografica:
Disponibilità dei libri di Paolo Ventura (sempre aggiornato)
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VENTURA Paolo, Lo zuavo scomparso. Con poster allegato. Punctum, 2012
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