"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Quando la matassa è grossa ma il bandolo ti sfugge

 

di Alessandro Brunetti

 

Poesie 1941-42, di Graziella Medici (Roma, Tipografia A. Staderini, 1955).

Qui si tratta di un autentico rompicapo, che come tale è rimasto irrisolto. Tutto parte da un piccolo regalo, un libro di poesie di Graziella Medici, Poesie 1941-42, stampato nel 1955 da Staderini. Cinquanta pagine impreziosite dagli schizzi di Mino Maccari, di cui abbiamo recentemente parlato qui.

Al momento di ricevere il libro, tra donatore e omaggiato è nata una (in)sana curiosità: capire chi fosse la poetessa. Si, perché Maccari non è un artista banale, molto probabilmente era amico della scrittrice; però, chissà, forse anche lei era persona nota.

E qui cominciano i guai. Perché dell’autrice sul meraviglioso internet non c’è traccia. Ma magari OPAC ci illumina? Solo in apparenza. Perché ci dice delle cose, ma ci complica quelle poche certezze che avevamo.

Poesie 1941-42, 1970-86, di Graziella Medici (Roma, Jasillo, 1994).

Andiamo passo per passo. Il grande database delle biblioteche ci dice subito che il libro del 1955 è presente in sole tre biblioteche. E fino a qui tutto è normale. Ma poi ci dice anche che nel 1994 il libro ha avuto una nuova edizione ampliata (Poesie 1941-42 – 1970-86) pubblicata da Jasillo. Stesso disegno in copertina, almeno il doppio delle pagine. Depositato in sole due biblioteche.

Come mai dopo quasi quarant’anni qualcuno (la stessa autrice?) si è sentito in dovere di ridare alle stampe il libro? Mistero.

 

Poezii, di Graziella Medici (Bucuresti, Editura Eminescu, 1973).

Ma non è l’unico. Perché il divino (nel senso metafisico) OPAC ci illumina su altre stranezze. In Romania l’editore Eminescu fa uscire nel 1973 Poezii, sempre a firma di Graziella Medici.

Con un po’ di spocchia ci si avventura nella disamina delle informazioni editoriali. E la sorpresa è grande. Si comincia da chi firma l’introduzione. Si tratta di Edgar Papu, cattedratico, inventore del termine protocronismo, concetto nazionalista letterario su cui si basa l’etnogenesi della Romania e che rimanda ai Daci e ai Romani. Papu è un grande studioso di letteratura rumena, in particolare di Mihai Eminescu (1850-1889). Insomma, un professore di filologia rumena si disturba a scrivere l’introduzione di un libro di poesie di una perfetta sconosciuta italiana? Il tutto per una casa editrice, la Eminescu, fondata nel 1969 e che porta il nome del più noto poeta, nonché scrittore, giornalista, filologo e politico, rumeno? Bizzarro. Come bizzarra una nota su un sito di vendita: “tipărit la Milano“, cioè “stampato a Milano”.

Il traduttore, inoltre, è quell’Aurel Covaci, che ha trasposto in lingua locale le opere di Torquato Tasso, Corrado Alvaro, Giambattista Basile ma anche di Pablo Neruda e Ernesto Sabato. Non proprio l’ultimo venuto.

una illustrazione di Filip per il libro di Graziella Medici

Poi notiamo che anche la versione in rumeno è illustrata. In Italia c’era Maccari. E in Romania? Qui abbiamo Traian Alexandru Filip (l’amore dei rumeni per i nomi degli imperatori romani, vedi anche il traduttore, è commovente. Io stesso conoscevo un Tiberio).

Filip è uno dei massimi artisti rumeni, morto poco prima dei 40 anni, nel 1993, negli Usa ove si era rifugiato dopo una rocambolesca fuga dal regime di Ceausescu.

Insomma per Graziella Medici si scomodano solo numeri uno. Alla fine però la dama rimane un mistero, la donna capace di attorniarsi solo di nomi di spessore mantiene il suo riserbo. Tutto si svela, meno lei. Ma non si molla un osso, figuriamoci un libro.

 

 

 

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