"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Suite manganelliane sommamente invitanti

 

Sommamente invitante è la tastiera, di Giorgio Manganelli (Perugia, Graphe.it, 2023).

 

di Aldo Lo Presti

 

Manganelli, la cui invidia per i musicisti è cosa non ignota, risolse questa mancanza di pratica diretta con gli strumenti musicali con un ascolto ch’ebbe insospettabilmente quotidiano, e che lo portò a trattenere nei propri scaffali una notevole raccolta microsoltica, non meno ricca – scrive per noi Andrea Cortellessa – della sua leggendaria raccolta libreccia.
E allora si ritiene non del tutto disutile prendere a prestito dalla semiografia musicale le code (i tratti che chiudono una composizione singola, un brano singolo, come sono in letteratura le poesie o un articolo di terza) e i movimenti che possono concludere una sinfonia, un concerto, una suite, come fossero i Promessi sposi, o una antologia scolastica, come a dire una composizione che al suo interno è divisa in diverse danze, in diversi tempi ben distinti, in diversi capitoli.
E infatti, il volumetto, il libriccino, il libercolo (per stare nella fabbrica manganelliana) intitolato amabilmente “Sommamente invitante è la tastiera” edito con la consueta eleganza dalla casa editrice perugina Graphe.it di Roberto Russo (finito di stampare nel mese di novembre 2023, contribuendo in tal modo a celebrarne il 18° anno di attività), raccoglie con raffinata intelligenza (quella messa in campo da Luigi Mascheroni nella prefazione e da Lietta Manganelli nella nota di lettura finale, a precedere la nota dell’’Editore e gli utili indici curati da Massimiliano Pagani) il tesoretto delle sue quarte di copertina, letterariamente perfette (per come leggiamo nella… quarta di copertina!), tutte code all’origine e attraente suite nella versione antologica graphetica.

Naturalmente rimandiamo ai necessari contribuiti critici sopra citati per ritrovare e rimarcare la bellezza letteraria dei gustosi e pirotecnici frustoli manganelliani, bellezza che massimamente non coincide con la chiarezza, piuttosto con la più irriducibile opacità (per usare i giri di frase di Massimo Onofri).
A determinare invece il nostro personale tempo finale, specie di giga barocca, è la convincente soluzione escogitata per rimarcare l’importanza della grafica editoriale.
Infatti, in calce a ogni contributo dell’Autore, è specificato se la fonte manganelliana è fornita di copertina o sovraccoperta, cioè del supporto principe di ogni libro, alla cui seduzione si affida il destino di parallelepipedo acquistabile (quasi) d’impulso in libreria e on-line o destinato ai tristi maceri o alle rivendite altrettanto tristi dell’usato (mai letto).
Pertanto appare plausibile l’affermazione di Jhumpa Lahiri secondo cui appena indossata la copertina il libro acquisisce una nuova personalità, quasi estranea all’autore, potendoci figurare con apprezzabile approssimazione lo sconcerto (come da operetta, però) di Giorgio Manganelli che, nel corso della sua esistenza, affrontò l’imbarazzante caso di ignorare quale “etichetta”, sia pur putativa, avrebbe permesso a un coacervo di sue proprie brice di conseguire i caratteri contrattualmente impegnativi di un libro, altrimenti rimanendo nell’inconsistente catalogo dei non ancora impressi.
E allora si vedrà che nelle note editoriali appena evocate, edite a piè di pagina, si alternano 16 sovraccoperte e 14 copertine a contraddistinguere, rispettivamente, le prime edizioni e le ristampe, conformando una costellazione di case editrici come Feltrinelli, Einaudi, Bompiani, Rizzoli, Garzanti, Leonardo (per le sue quarte) Socrates e Graphe.it, e pittori e illustratori e grafici come Takahashi Shoachiro, William Caslon, Lodovic Kochol, John Alcorn, Paolo Guidotti, Annie Augé, Hirosgugem, Théodore Chassériau, Louise Tessier, Albrecht Dürer, Corrado Falchetto, Pieter van Laer, Enzo Aimini, Emil Nolde, Bronzino, Ditlev Conrad Blunck, ai quali va aggiunto il nome di Ma Yuan, autore (nel 1195) del Pescatore solitario sul fiume in inverno a illustrare la sovracoperta della prima edizione Bompiani del 1974 del volume intitolato Cina e altri Orienti, un artista altrimenti incognito.

Un libretto, questo di cui stiamo scribacchiando immodestamente, che ci sentiamo di suggerire per l’acquisto nella selva intricata ma tutt’altro che oscura della bibliografia manganelliana, perché ci fa rimanere giovani, se per gioventù si intende la voglia, la capacità e il tempo (col futuro ancora intatto) per interessarci ancora di letteratura, aprendo i libri “con quella viva e ansiosa speranza di cose spirituali” che, parafrasando Cesare Pavese, non si smette di desiderare. Malgrado tutto.

Un’espressione, quest’ultima, di gusto sciasciano, che ci permette di apprezzare l’eguale amore di Manganelli per i dizionari, massimamente per quello dei sinonimi del Tommaseo, avidamente compulsato al modo di Sciascia, a garanzia di quanto siamo andati a leggere.

 

Qualcosa su Giorgio Manganelli

Giorgio Manganelli (1922-1990) è stato uno degli scrittori, critici letterari e traduttori più influenti e originali del Novecento italiano. La sua produzione letteraria si caratterizza per una prosa elaborata e complessa, che oscilla tra racconto-visione e trattato. Manganelli è stato uno dei teorici più coerenti della neoavanguardia, affermando che il compito della letteratura è quello di trasformare la realtà in menzogna, scandalo e mistificazione, attraverso forme letterarie raffinate e funamboliche.

Tra le sue opere più significative, emerge “La Letteratura come menzogna” (1967), in cui Manganelli teorizza la trasformazione della realtà in menzogna attraverso la scrittura. Altri lavori importanti includono “Nuovo commento” (1969), “Centuria” (1979), “Improvvisi per macchina da scrivere” (1989), e “Tutti gli errori” (1986). Oltre alla produzione letteraria, Manganelli si distinse anche per le sue traduzioni accurate e prolifiche di opere di autori come Edgar Allan Poe, Henry James e T.S. Eliot.

Il suo contributo alla letteratura italiana e internazionale risiede nell’approccio innovativo alla scrittura e nella capacità di esercitare parodia e sarcasmo in forme letterarie sofisticate. La complessità e la genialità delle sue opere hanno fatto di Manganelli una figura di riferimento nella letteratura contemporanea, il cui lascito continua a ispirare e influenzare generazioni di scrittori e lettori.

 

 

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