"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Matteotti e il Polesine: un faro di giustizia sociale nella tempesta del Fascismo

 

di Simone Berni

 

Giacomo Matteotti, figlio del Polesine: un grande italiano del Novecento, di Diego Crivellari; Francesco Jori (Adria, Apogeo Editore, 2024).

 

Ormai quasi cento anni sono passati da quel 10 giugno del 1924, quando l’orrore colpì la città di Roma. Giacomo Matteotti (1885-1924), il valoroso parlamentare socialista originario del Polesine, fu vittima di un rapimento brutale che si concluse con il suo tragico assassinio. La sua figura, magnificamente trattata nel libro di Crivellari e Jori, si staglia come un faro nel panorama umano, sociale e politico dell’epoca e giunge incorrotta fino a noi. Dall’inizio dell’anno al 1° marzo 2024 sono già 18 i libri nuovi usciti con la parola “Matteotti” nel titolo, a testimonianza di un centenario che si annuncia tra i più celebrati degli ultimi decenni.

 

Il Polesine ai tempi di Matteotti

Durante la fine del XIX secolo e il primo quarto del XX secolo, il Polesine era caratterizzato da un contesto di notevole arretratezza sia dal punto di vista economico che sociale. Questa regione, situata nella parte meridionale del Veneto e attraversata dal fiume Po, rappresentava una realtà contraddistinta da profonde disuguaglianze, difficoltà socio-economiche e un lento processo di modernizzazione.

Dal punto di vista economico, il Polesine si presentava come una zona principalmente agricola, con un’agricoltura tradizionale e poco meccanizzata. Gli inadeguati sistemi di coltivazione e l’assenza di tecnologie moderne contribuivano a una produzione agricola limitata e poco redditizia. Inoltre, il mancato sviluppo delle infrastrutture, come strade e ferrovie, ostacolava la commercializzazione dei prodotti agricoli e l’accesso ai mercati esterni.

Dal punto di vista sociale, il Polesine era caratterizzato da condizioni di vita precarie per la maggior parte della popolazione. Le classi lavoratrici, come i braccianti agricoli, vivevano in condizioni di povertà estrema, sottopagati e spesso privi di diritti e tutele. La mancanza di istruzione e di servizi sociali adeguati contribuiva a perpetuare il ciclo di povertà e marginalizzazione sociale.

Questo contesto di arretratezza e disuguaglianza sociale forniva il terreno fertile per l’ascesa del movimento socialista nel Polesine. Il Partito Socialista Italiano, guidato da figure come Nicola Badaloni e Gino Piva, riuscì a mobilitare le masse popolari attraverso la promessa di riforme sociali e la lotta per i diritti dei lavoratori. Le vittorie elettorali del PSI nelle elezioni del 1919 testimoniano il crescente consenso del socialismo nel Polesine, che divenne una delle province più rosse d’Italia.

Tuttavia, l’ascesa del fascismo e la successiva repressione politica rappresentarono un duro colpo per il movimento socialista nel Polesine. La violenza squadrista e il clima di intimidazione instaurato dal regime fascista portarono alla rapida decadenza del PSI nella regione, con la distruzione delle sue strutture e la decapitazione della dirigenza socialista.

 

L’opera di Matteotti

Perciò, immerso in un Polesine caratterizzato da un simile contesto, Matteotti si distinse per il suo impegno incrollabile a favore dei ceti deboli, in particolare dei contadini, fin dai suoi primi passi nell’attivismo politico.

L’opera di Crivellari e Jori traccia con maestria il percorso politico di Matteotti, illuminando la sua azione dall’ambito locale fino a quello nazionale, sottolineando il ruolo cruciale che egli svolse nel promuovere il miglioramento delle condizioni di vita delle fasce più disagiate della società. Non solo questo, perché Matteotti contribuì in maniera sostanziale alla crescita della consapevolezza delle classi subalterne, aprendo la strada a una maggiore partecipazione e responsabilizzazione dei territori che rappresentava.

Attraverso la narrazione appassionata di Crivellari e Jori, il lettore si immerge in un affresco vivo e vibrante non solo della vita e dell’opera del giovane Matteotti, ma anche della realtà complessa e articolata in cui egli visse e operò, offrendo uno spaccato ricco di spunti di riflessione sulla società, la politica e l’impegno civile. Questo libro si presenta come un’opera fondamentale per comprendere non solo la figura straordinaria del parlamentare nativo di Fratta Polesine, ma anche il contesto storico e sociale che caratterizzò un’epoca cruciale per l’Italia e per la lotta per i diritti e la giustizia sociale.

 

Per il collezionista: il consiglio del cacciatore di libri

Matteotti, di Piero Gobetti (Torino, Piero Gobetti Editore, 1924) è un vero autentico instant book. Uscito subito dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924), fortemente voluto dal suo amico e collega Piero Gobetti, un giovanissimo genio dell’editoria, filosofo e antifascista. Gobetti sarà picchiato dai fascisti il giorno prima della scomparsa di Matteotti e in quel momento deciderà di scrivere il suo libro. Morirà giovanissimo, a neanche 25 anni. Il volumetto fu subito sequestrato e le copie distrutte. Molto raro.

 

 

 

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