"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Le tue lettere hanno occhi. Lettere 1948-1957, di Ariadna Efron; Boris Pasternak; a cura di Claudia Sugliano; Bruno Mozzone (Milano, Rosellina Archinto, 1987).

 

Libro uscito quasi quarant’anni or sono per il raffinato editore Archinto, e ormai raro e ricercato, che riporta lo scambio epistolare tra uno dei massimi poeti e scrittori del Novecento, Boris Pasternak, e la traduttrice Ariadna Efron.

 

 

Scrivere senza comunicare: il triste destino di Ariadna Efron

Lo scambio epistolare tra Ariadna Efron e Boris Pasternak rappresenta un documento particolarmente affascinante. Questa corrispondenza, raccolta e pubblicata in Italia nel 1987 con il titolo Le tue lettere hanno occhi (Archinto), offre un raro sguardo sull’interazione tra due anime tormentate e geniali, legate da un sottile e profondo legame intellettuale ed emotivo.

Ariadna Efron, figlia della celebre poetessa Marina Cvetaeva, vive la sua esistenza come se fosse un’odissea personale, oscillando tra la celebrazione del suo patrimonio culturale e la tragedia della sua famiglia. Nata nel 1912, Ariadna attraversa eventi straordinari e dolorosi: dalla fuga da Mosca con la famiglia nell’infanzia, alle tappe di Berlino, Praga e Parigi, senza dimenticare l’arresto e la detenzione in un campo di lavoro a causa delle attività controrivoluzionarie del padre. Questa complessa esperienza di vita la rende un’esule costante, un’orfana della solitudine, come se dovesse continuamente negoziare la propria identità tra assenze struggenti.

Le lettere di Ariadna a Pasternak sono pregne di vivacità e sofferenza, ma anche di ammirazione e desiderio di connessione. In esse si legge una continua ricerca di approvazione e di amore, forse nel tentativo di colmare il vuoto lasciato dal suicidio della madre e dalla scomparsa del fratello. Le sue parole, ricche di descrizioni paesaggistiche e riflessioni filosofiche, svelano un talento prorompente per la scrittura e una sete inesauribile di comprensione e dialogo. D’altro canto, Boris Pasternak, celebre poeta e scrittore russo (vincerà il Premio Nobel nel 1958), si avvicina a queste lettere con una certa distaccata riluttanza. Le sue risposte sono spesso concise, misurate, pervase da una sorta di cortesia fredda che si potrebbe equivocare come indifferenza. Per Pasternak, il contatto con Ariadna sembra rappresentare un legame con un passato ingombrante, un passato da cui desidera distaccarsi per testimoniare solo le sue creazioni future. Egli percepisce infatti il vissuto come un peso opprimente che interferisce con la sua missione di scrittore proiettato verso l’ignoto.

Questo spietato contrasto di intenti tra Ariadna e Pasternak si manifesta in un nobile scontro di volontà: da un lato, Ariadna cerca di preservare e rianimare la memoria della madre attraverso la sua ricerca e il suo archivio, mentre dall’altro Pasternak, nella sua spietata determinazione di distruggere il passato, si ritira in un silenzio carico di mistero e senso di perdita. L’intima corrispondenza tra loro diventa così una rappresentazione dell’eterna lotta tra memoria e oblio, tra i legami del passato e le aspirazioni del futuro.

 

 

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