Il Vampiro: un mito immortale”
di Alessandro Zontini
Ha aperto i battenti ieri 19 ottobre 2024 alle ore 17.30 – con termine, salvo auspicabili proroghe dato il fascino del tema, fissato al 12 gennaio 2025 – la mostra “Vampiri – Illustrazione e letteratura tra culto del sangue e ritorno dalla morte” curata da Edoardo Fontana, Lidia Gallanti e Silvia Scaravaggi, allestita presso il Museo Civico di Crema e del Cremasco. L’esposizione mira ad approfondire il fenomeno del vampiro da archetipo storico-letterario ad icona pop in tutte le sue infinite sfaccettature.
Secondo valide teorie mediche, la promiscuità genetica delle popolazioni dei villaggi situati nelle remote zone dei Carpazi in Transilvania acutizzava il diffondersi di malattie ereditarie del sangue come la porfiria. Questi villaggi, a causa della morfologia della regione, avevano solo sporadici contatti con il resto del mondo, portando a matrimoni frequenti tra soggetti consanguinei. I soggetti preda del morbo manifestavano pallore, grande fastidio per la luce del sole prediligendo la vita notturna, grande esigenza di assumere carne cruda – e anche sangue – per sopperire alle disfunzioni dell’organismo ed alla carenza di ferro, presentavano assottigliamento delle gengive con conseguente emersione dei denti, in particolar modo dei canini. L’humus su cui poggia il mito del vampiro è, così, individuato. È pur vero che il mito del vampiro risale, con molteplici specificità, addirittura a culture lontanissime nel tempo, ma solo con il contributo della scienza medica è stato possibile individuare compiutamente le origini della leggenda cui la mostra è dedicata. Il mito del vampiro, dall’antichità, ha percorso, immortale, è il caso di rimarcarlo, i secoli seducendo intere generazioni, ispirando letterati, registi, artisti di ogni epoca e rango e conservando immutato il proprio fascino. Tra le opere letterarie impossibili da non citare i volumi “De masticatione mortuorum in tumulis” di Michael Ranfft (1725) e “Dissertazioni” di Don Augustin Calmet (1728) che non possono, per rilevanza storica, essere omessi da qualsiasi percorso vampiresco e che, si sa già, impreziosiranno l’esposizione cremasca, “Il vampiro” di John Polidori (1819) e “Dracula” di Bram Stoker (1897). Accanto ai predetti titoli, capolavori indiscussi, patrimonio della cultura dell’intera umanità, piace fare qualche richiamo ad espressioni culturali meno blasonate ma non per questo meno rilevanti nell’immaginario popolare e nella cultura contemporanea. I vampiri hanno sistematicamente, e prepotentemente, fatto capolino sulle pagine di moltissime pubblicazioni a fumetti da Zagor, a Martin Mystère a Dylan Dog e, trasformatosi in pipistrelli, sono planati sulle pagine di Alan Ford, di Satanik e su quelle di Corto Maltese che ha pubblicato l’onirico “Dracula” di Guido Crepax.
Con i vampiri si sono battuti sia Batman che l’Uomo Ragno e la Marvel ha dedicato più di una serie al principe delle tenebre per eccellenza, il conte Dracula. Vampirella è la più celebre vampira dei comics e, per restare in ambito sexy, negli anni ’70 frugando le edicole italiane, era possibile acquistare sia i fumetti porno-horror Sukia, Jacula e Zora, tre seducenti e disinibite vampire, protagoniste delle omonime testate, che qualche volume della collana “I racconti di Dracula”, longeva serie di brevi romanzi di sconosciuti e, talvolta, improvvisati autori italiani, spesso con i vampiri come protagonisti. Sempre nel fecondo periodo degli anni ’70 era possibile imbattersi nella bizzarra pubblicazione “Wampir”, serie di fotoromanzi sexy-horror, oggi difficilmente proponibili e che, in questi tempi connotati dal ridicolo politically correct, susciterebbero un sentimento misto tra la sorpresa, il raccapriccio e l’orrore. Considerato, però, l’insieme delle emozioni che suscita l’apparizione del vampiro, il fotoromanzo sexy-horror “Wampir” pare abbia proprio colto nel segno.