anticipazioni da Nuovi casi per il cacciatore di libri
Quando a Prato c’era la Viridiana di Raffaello Pecchioli
Tutto nacque su una bancarella. Per chi ama le frasi fatte si potrebbe quasi dire che: “tutto nasce sempre in una bancarella”. Si passeggia, si osserva, poi l’occhio va a cadere su una copertina, su un particolare, chissà perché proprio lì e non cinque centimetri a lato. Si realizza che sotto c’è un libro, lo si prende in mano e in un attimo il piccolo fulminetto dell’amore ci colpisce indolore, ma con grande effetto. La mia copia di L’America in preda al Vietnam di autori vari (Prato, Casa Editrice Viridiana, marzo 1967) – con prefazione di Giorgio La Pira – la trovai con queste modalità all’appuntamento mensile della Fortezza da Basso di Firenze, quando si era trasferita alle Cascine. In passato questa copia è passata dalla mitica Libreria Veronese di Bologna, lo prova un bollino sul retro. Mi piacciono le copie che hanno una storia dietro! Questo è il primo libro uscito per una casa editrice, il che è sempre una cosa particolare.
Due parole al volo – però – sulla Libreria Veronese. Rimasta la libreria antiquaria più antica di Bologna fino al giorno di cessazione dell’attività, nel luglio del 2012, dopo aver attraversato un secolo intero e un po’ di più (fondata nel 1888 da Francesco Veronese). Le etichette sui libri non sono mai simpatiche, ma stavolta è risultata quanto mai preziosa per stabilire un percorso. Più avanti (Capitolo 20. I segreti del cacciatore, parte III) parleremo di come un libro è essenzialmente una vita, un percorso. Conoscerlo rende tutto più prezioso.
Ma occupiamoci dell’editore, il quasi sconosciuto Viridiana. Sconosciuto ai più, certo, ma quei pochi che invece sanno di lui, lo considerano una sorta di mito dei nostri tempi. Stiamo parlando del fondatore della casa editrice, il giornalista, poeta e scrittore Raffaello Pecchioli di Prato, scomparso pochi anni fa, che proprio nel 1967 aveva fondato la sua creatura dandole un nome ispirato al celebre film spagnolo Viridiana del regista dissacratore per antonomasia, Luis Buñuel, un film di eccezionale valore, ma avvelenato da una storia incestuosa che sgomenta lo spettatore dell’epoca. E nome omen, si sa. Difatti l’editore si dimostra unclamoroso pungolo e un provocatore di idee e sentimenti, non avendo paura di mettere alla luce i vizi del nostro tempo. Suo è infatti il primo libro uscito in Italia dove si parla senza timore di sfidare le convenzioni (…)