anticipazioni da Nuovi casi per il cacciatore di libri
La censura si abbatte su Boris Pahor!
Ho conosciuto il grande scrittore italo-sloveno Boris Pahor molti anni fa. Mi venne alle orecchie l’eco di un suo libro: Odisej ob jamboru (Trst, Zaliv, 1969) (Fig. 20). Il titolo lo possiamo tradurre dallo sloveno con “Ulisse all’albero maestro”. Trst è ovviamente Trieste, città dove Boris Pahor è nato nel 1913.
Questo grande scrittore, insegnante e “memoria storica” dell’indipendenza e dell’autonomia del popolo sloveno ha la doppia cittadinanza, slovena e italiana. E proprio con una gamba nel Belpaese e l’altra ben piantata in suolo sloveno ha attraversato l’intero ‘900, vivendo i tumulti e i grandi cambiamenti di un secolo indimenticabile.
Parla ovviamente italiano benissimo, senza accento straniero. Andrebbe considerato al cento per cento italiano e non al cinquanta o anche meno come invece trapela da molti ambienti nostrani.
Le due prime due edizioni di Odisej ob jamboru (1969 e 1971) sono state pesantemente censurate in tutto il territorio della ex Jugoslavia. Lo stesso Pahor ha più volte raccontato nel corso di interviste di come la polizia jugoslava faceva irruzione nelle abitazioni dove erano state segnalate copie di questo libro e le confiscava. L’UDBA, cioè la polizia segreta della ex Jugoslavia, gli contestava la stampa e la circolazione della rivista Zaliv (baia, golfo in sloveno) – dove affermava principi di indipendenza della Slovenia dal resto della Jugoslavia, e della raccolta di saggi denominata Odisej ob jamboru.
Il libro, infatti, è una raccolta di scritti (già in precedenza pubblicati singolarmente su vari periodici) tutti incentrati sul carattere nazionalista della “questione slovena”. Tali scritti erano una forte critica, praticamente un attacco, verso il governo comunista jugoslavo, verso il clericalismo rosso e anche contro il più importante ideologo sloveno, Edvard Kardelj, accusato praticamente (…)