Ricompare a distanza di molti anni una copia dell’ormai rarissimo Menu e Dossier di Federico U. D’Amato (Milano, Rizzoli, 1984). Sottotitolo esplicativo: Ricordi e divagazioni di un poliziotto gastronomo. Il libro è stato rastrellato? Ce lo possiamo lecitamente chiedere, vista l’estrema sua rarità nonostante le almeno quattromila copie base della stampa Rizzoli del 1984.
Credo che Menu e dossier faccia parte di quei libri che sono facili da sottovalutare all’inizio, anche per l’apparente basso profilo che nulla di clamoroso lascerebbe presagire. Un libro di ricette, di divagazioni gastronomiche, che interesse può rivestire per chi ama le cospirazioni e i libri proibiti? Però è quel “Dossier” nel titolo che deve un attimo far riflettere. Se si comincia ad approfondire la questione, ci si accorge che Federico Umberto D’Amato era stato per molti anni il direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno. Quindi, già si può cominciare a supporre che magari Menu e dossier potrebbe essere anche qualcosa di diverso da un semplice libro di ricette, no? Oltretutto negli anni ’80 non si era ancora scatenata questa mania di cucinare e di far vedere quanto si è bravi a farlo, che oggi contagia trasversalmente ogni frangia sociale e professionale.
Dall’Archivio Storico del Corriere della Sera si ricavano vari articoli che indicano come D’Amato fosse anche un apprezzato gastronomo, scriveva una rubrica di ricette sull’Espresso, sotto pseudonimo. E a quanto si dice, fu sua l’idea di redigere la prima guida ai ristoranti del gruppo editoriale L’Espresso, poi diventata famosissima.
Il libro, in effetti, con la scusa della gastronomia parla di tutto, di politica, di costume, di fatti e circostanze di cui sicuramente l’autore possedeva un punto di osservazione privilegiato. Qualcosa deve essere successo di grave dopo il 1984, anno del suo pensionamento e dell’uscita del volume per Rizzoli. Da vari quotidiani si ricavano articoli che parlano di una perquisizione alla sua abitazione con la confisca di una serie di documenti che erano in suo possesso.
Stefano Malatesta e Silvana Mazzocchi, giornalisti di Repubblica, scrissero un lungo articolo pubblicato nel numero dell’8 Luglio 1984, dal titolo “Nella cucina degli intrighi“, dove elaborano molto bene la strategia del D’Amato e parlano ovviamente sull’onda dell’uscita di Menu e dossier. I giornalisti riferiscono così l’intenzione del D’Amato di far uscire presto un secondo libro dove poter scrivere liberamente di politica e incentrato sulla recente storia italiana. Ma, a parte alcune guide gastronomiche regionali, anni ’80 e ’90, non ci risulterebbe altro a firma Federico Umberto D’Amato. Nell’intervista si parla di Licio Gelli, Fernando Tambroni, Mario Scelba, Angelo Vicari e di tutti quanti D’Amato sembra sapere “vita, morte e miracoli”, per così dire.
Menu e dossier è un libro da leggere avidamente, magari muniti di blocchetto degli appunti.
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