Tutto è soggettivo, ma quello che oggi è accettabile domani potrebbe non esserlo più
Eccole qui: non voglio commentare. Forse non c’è nulla da commentare. Sono quattro normalissime copertine di libri usciti tutti ormai da un pezzo. Commercializzati in Italia, che hanno ricevuto ognuno il relativo imprimatur, con tanto di codice ISBN e che, per il periodo loro concesso dall’alternanza, sono stati esposti nelle vetrine delle librerie. In libera vendita.
Tutte e quattro le copertine presentano elementi sessuali più o meno espliciti, più o meno esibiti. E sono quattro casi completamente differenti l’uno dall’altro. Ma proprio del tutto. A me personalmente non disturbano. Non c’è nulla che mi dia veramente fastidio. Sono immagini, espedienti grafici, accostamenti, con una miriade di dico/non dico, svelo/non svelo.
Lo scopo di una copertina
Quale è lo scopo della copertina di un libro? Rappresentare il contenuto? Sì, ma non solo. Attirare gli sguardi? Sì, anche. Mostrare uno stile? Sì, perché no! Completare il messaggio del libro stesso? Ah ecco, non ci avevo pensato, Ma sì, anche questo! Oppure la copertina svela un secondo livello di lettura, qualcosa che il testo non può dire? Mah, la vedo più dura! Dovrebbe essere un’opera d’arte per far questo!
Porno, di Irvine Welsh (Parma, Guanda, 2002) – Il piacere, di Gabriele D’Annunzio (Milano, Oscar Mondadori, 2015) – Atti osceni in luogo privato, di Marco Missiroli (Milano, Feltrinelli, 2016) – Little Boy, di Lawrence Ferlinghetti (Firenze, Edizioni Clichy, 2019).
Beh non ve le voglio mettere in ordine, ma le risposte alle copertine sopra mostrate sono già presenti nel paragrafo precedente. A voi giudicare.
Disponibilità dei libri (sempre aggiornato)