Giochi finiti e infiniti: la vita come gioco e come possibilità, di James P. Carse (Milano, Mondadori, 1987).
In questa brillante e arguta esplorazione filosofica, la vita dell’uomo è vista da Carse in chiave di gioco. Ma quanti e quali sono i giochi umani? Oltre a quelli veri e propri – gare sportive, giochi da tavolo ecc. – sono «giochi» tutte le situazioni che implicano la competizione: i contrasti sociali, le relazioni amorose e sessuali, la guerra… Ma tutti i giochi del mondo potrebbero essere catalogati in due grandi categorie: «Un gioco potrebbe essere chiamato finito, l’altro infinito.
Un gioco finito si gioca per vincerlo, un gioco infinito per continuare il gioco…». E quest’ultimo tende ad abbattere le divisioni, le competizioni, a far giocare un numero sempre maggiore di persone, ad abbracciare ambiti sempre pi vasti: arte, la cultura, la scienza, la vita stessa.
Stile limpido, formulazioni secche e incisive, cento pagine esemplari che forniscono nuove chiavi di lettura dell’esistenza umana: un libro che apre alla mente orizzonti del tutto sconosciuti.
James P. Carse (1932-2020) è stato docente di filosofia e di religione all’Università di New York dove riscuoteva un successo enorme tra gli studenti. Ha scritto: Death and Existance: A Conceptual History of Human Mortality e The Silence of God: Meditations on Prayer.
Stralcio dal libro:
[…] Noi ci convinciamo che, seduti confortevolmente dietro il volante della nostra auto, protetti da ogni spiacevole cambiamento del tempo, e alzando o abbassando di qualche centimetro i nostri piedi, abbiamo realmente viaggiato.
Un tale viaggio non è attraverso uno spazio a noi estraneo, ma in uno spazio che ci appartiene. Noi non ci allontaniamo dal nostro punto di partenza, ma ci muoviamo col nostro punto di partenza. Partire dal nostro soggiorno prendendo posto su un’automobile i cui sedili imbottiti differiscono ben poco dalle poltrone di casa nostra, per recarci in una sala d’attesa all’aeroporto e salire poi su un aereo dove troviamo altre poltrone non molto diverse, significa esserci portati dietro la nostra origine; è essere partiti da casa senza esserci allontanati da casa. Significa essere a casa propria dovunque si debba neutralizzare lo spazio.
Di qui l’importanza di ridurre il tempo trascorso in viaggio: arrivando a destinazione il più rapidamente possibile non siamo costretti a provare la sensazione di essere partiti affatto, e possiamo avere l’impressione che né lo spazio né il tempo possano qualcosa su di noi: come se appartenessero a noi, e noi a loro.
Trovabilità del libro
Giochi finiti e infiniti di James P. Carse è un libro fattosi molto raro. Non è stato più ristampato e questo ha reso quasi introvabili i pochi esemplari superstiti, nonostante l’editore sia importante e la tiratura abbia raggiunto almeno le canoniche 4.000 copie. L’argomento poco trattato e la nicchia di utenti a cui si rivolge il libro ne fanno una pubblicazione interessante e degna di essere ricercata.
Disponibilità del libro (sempre aggiornato)
[Si ringrazia F. C. per la segnalazione]