La diritta via dell’intelletto d’amor. Il Dante di Shakespeare di Monaldi & Sorti
di Carlo Ottone
“Anche se non esiste, per quanto io sappia, un’opera narrativa dove i due scrittori coesistono […] non è escluso che una riscrittura di questo tipo veda la luce.”
Così nel post scriptum del libro di Monaldi & Sorti dal titolo Dante di Shakespeare. Amor ch’a nullo amato (Milano, Solferino editore, febbraio 2021).
Non sembri strano partire da un post scriptum, la citazione che gli autori riportano, è tratta da: Filippo Fonio, docente d’italianistica all’Università di Grenoble Alpes, nel suo Les livres perdus de Dante et Shakespeare, in Dante et Shakespare. Cosmologie, politique, poétique, a cura di I. Battesti e P. Droute (Paris, 2020).
Questo perché Rita Monaldi e Francesco Sorti nella prima parte del libro riportano un dramma perduto di Shakespeare, un manoscritto perduto e battuto recentemente all’asta da Dorotheum a Vienna (una della case d’asta più antiche al mondo, fondata nel 1707). I due autori, marito e moglie, vivono in Austria.
Il manoscritto “ritrovato” è una trilogia teatrale su Dante Alighieri, nel libro è presentata la prima parte. Gli autori traducono e (tra)scrivono il testo in cui:
“[…] il genio di Stratford ha narrato l’intera vita di Dante intrecciandola con la trama del suo capolavoro […] vedremo in scena l’infanzia e la giovinezza del poeta, la morte della madre, l’incontro con Beatrice, i rovesci famigliari e politici, le tentazioni del sesso, la scoperta dell’amicizia con Guido Cavalcanti e della filosofia con i compagni di studi all’ateneo bolognese […].”
E capiremo il perché Dante ha descritto così bene nella Commedia le visioni dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso.
“[…] perché Dante, marchiato da un male oscuro (l’epilessia), deve lottare con stati di alterazione e allucinazioni […].”
Una interessante pièce teatrale in tre parti: la prima dedicata all’amore, la seconda alla politica, “Ahi! Serva Italia” e la terza all’esilio, “Come è duro calle“, così annunciano gli autori, che pubblicheranno per Solferino dopo aver pubblicato per Baldini & Castoldi che naviga ormai per La Nave di Teseo.
Quest’anno saranno settecento anni dalla morte di “[…] quell’ometto geniale e stizzoso […]” così lo descrive Luciano Bianciardi (1922-1971), e il libro ha, nella seconda parte, un ponderoso apparato bibliografico importante per conoscere gli studi su Dante e il suo periodo, ma anche per fare sapere quanto Shakespeare conoscesse la Divina Commedia.
“Nel cinquecento in Inghilterra l’italiano era diventato, negli strati più evoluti della società inglese, una lingua franca, e allo stesso tempo una sorta di status symbol […] diversi studiosi inglesi sono convinti che Shakespeare padroneggiasse l’italiano come lingua di lettura […]”.
La figura ( la fisiognomica ) di Dante era conosciuta in Inghilterra. Come riportato dagli autori, nel 1610 a Londra esce Wits labyrinth, or the Exercise od Idlenesse; si trattava “[…] in realtà non di un volume da leggere, ma di un trattenimento da società, è un gioco di prestigio, basato su sessanta figure combinate in ventuno tavole […]”.
Ebbene, tra personaggi visibili nelle piccole icone spicca a sorpresa il volto di Dante Alighieri e “[…] si tratta del primo ritratto a stampa del poeta realizzato in Inghilterra, e sicuramente tra i primi fuori dall’Italia […]”, l’incisione porta i tratti inconfondibili, il naso aquilino “[…] che gli serviva da tagliacarte […]” e cappello floscio.
Non mi sono soffermato sulla pièce teatrale perché bisogna leggerla tanto è densa di rimandi all’opera di Dante e di Shakespeare, per conoscere e capire i riferimenti storici e i personaggi a supporto, nella lettura, la bibliografia, che gli autori chiamano Appendice, in cui trattano le correlazioni tra Dante e Shakespeare; Dante e il teatro; Personaggi, luoghi, situazioni; Ma chi è Dante?.
A mio parere un libro di facile lettura proprio perché supportato da un’ampia bibliografia che ci fa conoscere non solo Dante ma il Bardo inglese, una bella accoppiata: ” […] le vostre mani dateci cortesi, e i nostri cuori vi sarete presi“.
Perché il mondo è una Commedia e i libri, come questo, servono per viverla.
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