Un libro rimasto occulto per decenni ed oggi finalmente “libero”
Nel nome di Dio: Hilarion Capucci, l’arcivescovo cattolico che armò l’Olp di Sarkis Abu Zeid, Adel Beshara e Antoine Francis (Verona, Gingko Edizioni, 2020). Esce dall’oblio un manoscritto redatto da due giornalisti che avevano intervistato l’alto prelato Hilarion Capucci nel 1979, a proposito di un suo presunto coinvolgimento – cinque anni prima – nel fallito attentato a Henry Kissinger (nato nel 1923) il potente ex Segretario di Stato per gli Stati Uniti durante le presidenze Nixon e Ford.
Dalla scheda editoriale:
Nel 1974, Israele arrestò e condannò a 12 anni di carcere l’arcivescovo di Gerusalemme, Hilarion Capucci (Aleppo, 1925 – Roma, 2017) perché aveva contrabbandato armi per i guerriglieri palestinesi in Cisgiordania, fra cui due razzi Katjuša che avrebbero dovuto far saltare in aria Henry Kissinger, nel Maggio 1974 quanto stava alloggiato al King David Hotel. Ma non riuscirono a farli partire.
Scontò 3 anni di carcere duro e poi, grazie all’intercessione di Papa Paolo VI, presso il presidente israeliano Ephraim Katzir, fu rilasciato. Poco dopo la scarcerazione e il trasferimento a Roma, Capucci venne raggiunto dai giornalisti Sarkis Abu Zeid e Antoine Francis, i quali gli chiesero di collaborare alla stesura di una sua biografia, che avrebbe mostrato le sue imprese e il suo coraggio. Capucci accettò e, in una serie di interviste registrate a Roma nel 1979, raccontò in un modo estremamente franco le proprie esperienze. L’unica condizione che pose fu che gli intervistatori gli consentissero di visionare il manoscritto prima della pubblicazione, cosa che fecero. Verso la fine del 1979, una casa editrice francese accettò di pubblicare il libro con il titolo L’Archevêque Revolutionnaire. Poco prima della pubblicazione, tuttavia, Capucci cambiò idea e chiese ai due giornalisti di sospendere l’uscita, adducendo non meglio precisate ragioni che esulavano dalla sua volontà. Il Vaticano, venuto a conoscenza del libro, per timore di guastare le delicate relazioni con Israele aveva esercitato pressioni sull’arcivescovo, affinché abbandonasse il progetto.
L’arcivescovo accettò la richiesta del Vaticano e, a sua volta, i due giornalisti rispettarono la volontà di Capucci. Il manoscritto rimase custodito “in una vecchia scatola di legno” per trentotto anni, dalla quale è stato tolto pochi mesi fa e pubblicato in lingua inglese e italiana.