"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Ettore Majorana: storia breve di un genio

Il caso della scomparsa di Ettore Majorana è uno dei misteri classici italiani, che periodicamente vive ancora oggi di attimi di ribalta, sulla scia di nuovi libri o nuove trasmissioni televisive. Vane illusioni di far luce su un mistero ormai troppo lontano nel tempo (quasi novant’anni) per indagini che siano vere indagini e per ipotesi che siano vere ipotesi.
Cosa sia successo a uno dei più grandi fisici del mondo, se sia cioè morto suicida, rapito, ucciso, recluso, internato, nessuno lo ha mai potuto appurare. Né Mussolini, che fu il primo a farlo cercare, né le polizie di mezzo mondo hanno mai cavato un ragno dal buco. A un certo punto Majorana ha deciso di scomparire e ci è riuscito benissimo.
Ma cerchiamo di riassumere i fatti, così come si ricavano dalla vasta letteratura esistente ormai sull’argomento. Di particolare aiuto per la sintesi dei fatti e la chiarezza di esposizione può risultare il lavoro di Luisa Bonolis, Majorana il genio scomparso, pubblicato dai quaderni di Le Scienze nel giugno del 2002.
Il giovane fisico Ettore Majorana (nato nel 1906 a Catania), è un vero e proprio genio nel suo campo, ma di fatto persona ombrosa e assai introversa. Nel 1928 comincia a frequentare il celebre Istituto di via Panisperna a Roma, l’anno successivo si laurea con il massimo dei voti con una tesi di cui è relatore Enrico Fermi. Pubblica pochissimi lavori (appena nove, più uno postumo), ma ciascuno di essi lascia il segno, lo stesso Fermi ne è molto impressionato. Nei primi anni ‘30 viaggia in Europa, specialmente in Germania e Danimarca, dove stringe importanti amicizie e “scambi d’idee” con i più grandi fisici del tempo, da Niels Bohr a Werner Heisenberg. Dal 1934 al 1936 si accentua la sua inquietudine, e specialmente dopo la morte del padre comincia a frequentare sempre più sporadicamente l’Istituto di Fermi. La sua vita sociale e di relazione è praticamente azzerata. Di contro, aumentano i suoi ritmi di lavoro e gli interessi si fanno sempre più ad ampio spettro, non disdegnando l’economia e la filosofia. All’età di di 32 anni (dunque nel 1938) Majorana si trasferisce a Napoli per insegnare nella Regia Università. Ma dopo settanta giorni scompare nel nulla, apparentemente durante un viaggio col “postale” marittimo da Palermo a Napoli.
La sua non è una scomparsa semplice. Nel senso che ci sono tutta una serie di elementi, fortemente contraddittori, che ne complicano il quadro investigativo.

 

Il “fatidico” 1938

Tutto ha inizio – se così si può dire – con una lettera che in data 25 marzo Majorana invia al professor Antonio Carrelli, il direttore dell’Istituto di Fisica dell’Università del capoluogo campano. È una lettera apparentemente impostata qualche ora prima di prendere la nave per Palermo. Il contenuto della missiva è inquietante. Majorana scrive di aver preso una decisione inevitabile, che non vi è in essa un solo granello di egoismo, e allude a una sua “scomparsa”. La lettera viene recapitata al destinatario il giorno successivo alle ore 14. Carrelli, però, qualche ora prima aveva ricevuto un telegramma da Palermo che non sapeva spiegarsi: “Non Allarmarti. Segue lettera. Majorana.”
Al momento della lettera tutto sembrò chiarirsi. L’evidenza dei fatti mostrava che Ettore Majorana aveva avuto dei “cattivi pensieri”, una fuga improvvisa oppure un suicidio, ma fortunatamente era ritornato sui suoi passi. Non restava che aspettare il suo ritorno a Napoli e sentire la sua versione dei fatti. Majorana però non farà più ritorno. Lo si aspettava in Università il giorno 26, per una sua lezione, ma invano. Arriverà invece una seconda lettera, su carta intestata del Grand Hotel Sole di Palermo, con la data del 26 marzo. Lettera che Carrelli riceve la mattina di domenica 27 marzo – evidentemente all’epoca le poste funzionavano meglio di oggi! – con la quale il giovane siciliano racconta di come il mare lo avesse “rifiutato” ma che sarebbe rientrato a Napoli l’indomani stesso “viaggiando forse con questo stesso foglio”.

Aggiunge anche che da quel momento avrebbe rinunciato all’insegnamento e finisce con la frase: “Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli. Aff.mo E. Majorana”. A questa positiva dichiarazione d’intenti purtroppo farà seguito la sua misteriosa scomparsa. Il postale da Palermo a Napoli, che avrebbe dovuto vederlo tra i passeggeri arriva a destinazione la mattina presto del 26 marzo, ma se lui era o no a bordo non è mai stato chiarito. Avvertiti da Carrelli, i fratelli di Majorana e lo stesso professore si precipitano all’Albergo Bologna di Napoli, dove Ettore alloggia, e apprendono così che con un telegramma da Palermo egli avrebbe ordinato al personale di mantenergli la camera. Ma sul tavolo della stessa camera d’albergo viene rinvenuta una busta indirizzata alla famiglia. Aprendola, si rinviene una lettera dal contenuto drammatico e inequivocabile: “Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all’uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi. Aff.mo Ettore”.

Comunque, anche se tutto lascerebbe intendere a un suicidio, o quantomeno a un proposito di suicidio, Ettore Majorana non lo chiama mai per nome e nemmeno nomina la parola “morte”. Dice solo “scomparsa”, termine ambiguo che di per sé non allude necessariamente al grande trapasso. Su ordine della famiglia la polizia inizia le indagini. Mancheranno all’appello sia il passaporto per l’Europa di Majorana che una notevole quantità di denaro, praticamente tutto il suo conto in banca e tre mesi di stipendio anticipato. Questi semplici fatti inducono gli investigatori a ipotizzare una fuga all’estero. La domanda cruciale appare la seguente: Ettore Majorana era o no a bordo del postale Palermo-Napoli la notte fra il 25 e il 26 di marzo? Purtroppo non è mai stato possibile arrivare a una risposta chiara e incontrovertibile. E il nocciolo della vicenda sta tutto qui. Furono rinvenuti entrambi i biglietti del postale, l’andata e il ritorno. Purtroppo il passeggero che divideva la cabina con Majorana e con un misterioso inglese (Carlo Price), mai di fatto rintracciato, non elargisce alcuna certezza agli inquirenti. Lo stesso Fermi porterà il caso (qualcuno dice “con colpevole ritardo”) all’attenzione del Duce Benito Mussolini, il quale vergherà la famosa frase: “Voglio che si trovi”, ma nonostante il diktat mussoliniano Majorana non fu mai trovato. Almeno non ufficialmente.

Qui finiscono i fatti. Da questo punto in avanti, però, cominceranno le illazioni, le teorie stravaganti, le segnalazioni fasulle praticamente ovunque e un mare di letteratura di ambigua connotazione sull’argomento. Ancora oggi, libri, articoli di giornale e commenti pubblicati su internet ogni tanto presentano “clamorose” rivelazioni sull’argomento. Luisa Bonolis nel suo Majorana il genio scomparso ha raccolto diversi lavori contro corrente, teorie bizzarre, leggende metropolitane, che vedono “coinvolti” anche nomi della cultura di non indifferente peso. Tra gli altri, Antonino Zichichi, Giampiero Mughini, Leonardo Sciascia, Piero Bianucci, Federico Di Trocchio. E chissà se lì, da qualche parte, non sia racchiusa la verità!

 

I libri sull’argomento

Se dovessi consigliare il lettore che vuole saperne di più il primo libro che mi viene in mente è Il Caso Majorana (Milano, Mondadori, 1987) di Erasmo Recami. La vicenda è ben ricostruita e l’autore presenta la documentazione completa reperibile e tutte le lettere in fotocopia, comprese le “missive cruciali” degli ultimi due giorni. L’opera consolidata come la migliore e la più apprezzata dagli addetti ai lavori è senz’altro La vita e l’opera di Ettore Majorana (Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1966) curata da Edoardo Amaldi, suo collega e principale biografo. Reperibile con difficoltà e a valutazioni sostenute.
Poi ci sono altri libretti, che si sono fatti via via sempre meno frequenti, fino a sfiorare il termine di “raro”. Per esempio Dossier Majorana (Milano, Fratelli Fabbri, 1974) di Leandro CastellaniRivelazioni sulla scomparsa di uno scienziato: Ettore Majorana (Milano, Editrice Italia Letteraria, 1975) di Salvo Bella e Il taccuino incompiuto – Vita segreta di Ettore Majorana (Roma, Armando, 1984) di Valerio Tonini. Tanto il libro di Castellani che quello di Bella sono poco conosciuti e non vengono mai citati nelle bibliografie essendo considerate inchieste giornalistiche di speculazione e per questo motivo non attendibili. Lo stesso dicasi del libro di Tonini, anche se qualche autore lo ha di recente riabilitato.

In ogni caso è su questi tre titoli che il bibliofilo deve concentrare la sua attenzione. Sono quanto di meglio, in fatto di raro, si possa reperire sull’argomento. La loro lettura è illuminante, e a tratti veramente ricca di spunti e di idee “alternative”. Un posto a parte merita lo scrittore Leonardo Sciascia, autore di La scomparsa di Majorana (Torino, Einaudi, 1975). Un libricino di appena 77 pagine, nel quale si riversa tutta la verve narrativa di Sciascia, che si condensa in un piccolo capolavoro di genere indefinibile ma che proietta il mistero della scomparsa del grande fisico in un limbo metafisico di congetture e piste da seguire. La ricostruzione dei fatti operata da Sciascia è la più precisa, la più avvincente, la più sintetica che abbia mai letto. Fa riflettere che lo scrittore cerchi di insinuare che i rapporti fra lo scomparso ed Enrico Fermi non fossero del tutto idilliaci.

Nel febbraio del 2007 ha destato non poco scalpore l’uscita di Tra scienza e lettere (Firenze, Le Lettere) di Paolo Simoncelli, dove si ventila l’ipotesi di una emarginazione professionale per Ettore Majorana alla quale non sarebbe stato estraneo lo stesso Enrico Fermi (un mobbing ante litteram?).

Un libro che racchiude in sé tutti quelli citati, proponendo al contempo spunti infiniti di riflessione è La scomparsa di Majorana: un affare di Stato? (Bologna, Andromeda, 1999) altro libro just in time di Umberto Bartocci, il popolare scienziato già noto per il suo scritto in margine alla formula della relatività di Olinto De Pretto. Dei libri letti su Ettore Majorana, quello di Bartocci è il più stimolante. Vi si ricavano, oltre alle informazioni di base della vicenda, reperibili anche altrove, spunti per teorie non convenzionali ma suggestive. Le conclusioni di Bartocci – se da una vicenda simile è possibile trarne – lasciano aperte le ipotesi dominanti, il suicidio, l’omicidio, il rapimento, la fuga volontaria. Ma con un senso diffuso di fatalità, come se Majorana fosse un predestinato, una vittima annunciata della scienza.

AGGIORNAMENTO – Nel lasso di tempo 2000-2025 innumerevoli sono i saggi di speculazione scientifica e i romanzi dedicati alla vicenda di Ettore Majorana stampati quasi a getto continuo. Tra di loro libri che nulla hanno veramente a che vedere con la ricerca storica e con l’inchiesta giornalistica, ma che anzi accostano il nome dello scienziato siciliano ai misteri e alle cospirazioni più improbabili. Materia sicuramente per prossimi articoli su questo stesso blog.

 

Il segreto per arrivare alla verità? Farsi le domande giuste!

In questa vicenda ci sono tanti misteri in uno. Secondo quanto raccontato da quasi tutti coloro che hanno studiato il caso della scomparsa del giovane fisico, pochi giorni prima di sparire Majorana affidò una cartelletta piena di suoi documenti personali alla sua studentessa prediletta, Gilda Senatore. Dalla Senatore i documenti passarono nelle mani di Antonio Carrelli, ma questi li perse. Molti si sono chiesti: cosa ci fosse lì dentro. Nel più recente Ettore Majorana lo scienziato che sparì nel nulla (Forlì, Foschi Editore, 2007), però, Paolo Cortesi ricorda che questa documentazione non è affatto andata persa. Si troverebbe da oltre quarant’anni presso la Domus Galilaeana di Pisa, donata da Edoardo Amaldi, il quale ne era alla fine venuto in possesso. Ma sono decisamente troppe le mani presso le quali la documentazione è transitata per non sospettare che oltre agli “innocui” quaderni ufficiali ci fosse ben altro. Di utile lettura, allo scopo, risulterà Lezioni all’Università di Napoli (Napoli, Bibliopolis, 1987), ristampata anche in anni più recenti, credo nel 1998, dove si ha un quadro completo di tutti gli scritti e le lezioni tenute da Ettore Majorana, che si è scelto di far comparire quale autore della pubblicazione.

Ma di misteri di contorno ce ne sono a volontà. Come quello relativo all’inclinazione politica di Majorana, mai del tutto chiarita. Alcuni lo vogliono filofascista o addirittura filonazista, altri “comunista in esilio”, altri ancora “politicamente ateo”. Infine c’è la vicenda dell’omicidio di un infante nel passato della sua famiglia, con lo zio imprigionato per mesi accusato dell’orrendo fatto. Ettore lo aveva assistito con ogni mezzo, rompendo la sua proverbiale apatia e questa vicenda potrebbe aver lasciato segni indelebili in una mente tanto sensibile come la sua. Il mistero della scomparsa di Majorana si incrocia anche con un altro caso eclatante, quello dell’affondamento dell’incrociatore “Andrea Doria”, avvenuta nel luglio del 1956. Secondo i fautori della cosiddetta “Ipotesi Klingsor”, assai popolare su internet, a bordo della nave c’erano documenti importanti che erano in possesso del fratello di Ettore, Luciano Majorana, e ormai finiti in fondo all’oceano. Ma sarà vero?

Ci sono congetture secondo le quali Ettore Majorana lesse a più riprese Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, forse in maniera addirittura febbrile. La vicenda del Pascal, poi Adriano Meis, lo doveva aver particolarmente colpito e forse acceso contatti latenti nella sua mente. E – chissà! – potrebbe aver trasformato una finzione letteraria in una improbabile realtà. Credo che Enrico Fermi, parlando della scomparsa del suo ex allievo, abbia detto che un uomo della sua intelligenza, se avesse voluto sparire o far sparire il corpo, avrebbe saputo come fare. Lo crediamo anche noi. Vogliamo infatti pensare a un grande rompicapo, dove la soluzione si cela a un livello così alto che soltanto un altro Ettore Majorana potrà in futuro raggiungere. E fra tutte è l’ipotesi che ci appassiona di più.

 

 

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