"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Lo strano settembre 1950

 

di Carlo Ottone

 

Da quando, nel lontano 1300, Papa Bonifacio VIII, a corto di contante, cominciò a vendere indulgenze, da allora l’Anno Santo si è ripetuto, prima ogni cento anni, poi, ogni cinquanta, poi ogni venticinque e in tempi moderni anche, in via straordinaria, ogni multiplo di 33. Nel 1950 Pio XII proclamò l’Anno Santo. L’anno del grande ritorno e del grande perdono. Quest’anno Papa Francesco ha aperto l’anno Della Speranza. Per quanto riguarda l’Anno Santo del 1950 nel settembre di quell’anno avvenne un caso straordinario. Le cronache nazionali non riportarono l’evento, ma la cronaca di quel fatto fu descritta in un libro, Lo strano settembre 1950, autori Donato Martucci e Uguccione Raineri, pubblicato per i tipi di Longanesi & C., in ottavo brossurato di 131 pagine, disegno in copertina di Leo Longanesi. I due autori avevano già pubblicato, nel 1948, per Longanesi: Non votò la famiglia De Paolis: lettere scritte domani, un racconto di fantapolitica, pubblicato alla vigilia del grande scontro elettorale del 1948, che raccontava la sorte di una famiglia astensionista, che il 18 aprile decide di non votare alle elezioni politiche di quell’anno, determinando l’avvento di una democrazia popolare guidata dai comunisti. Dietro ai due autori c’era la mano di Leo Longanesi che diffuse centinaia di migliaia le copie del libro. Come, pare, la mano di Leo Longanesi la si trova anche ne Lo strano settembre 1950. “Gli autori sono due scanzonati ed efficaci umoristi (un giornalista e un filosofo), che hanno tentato con successo un genere letterario di nuovo conio, che potremmo chiamare romanzo-rotocalco, piacevole, leggero, pettegolo, immediato”. Così presentava gli autori Gino Nebbiolo su «Il nostro Tempo» del 26 marzo 1950 nel recensire il libro.

In questo clima, l’anno successivo, Curzio Malaparte pubblicò Storia di Domani (Roma-Milano, Aria d’Italia, 1949), dove spiega cosa sarebbe successo in Italia dopo l’invasione sovietica dell’Europa occidentale; sempre a seguito dell’invasione sovietica, nel 1953 era pubblicato Petrus Secundus. Storia immaginaria non impossibile (1955-1960) di Harold James Frysne, la fuga dal vaticano del Papa regnante e la corte verso gli Stati Uniti; si veda le recensioni in questo stesso blog. Bisogna ricordare il clima politico e sociale del primo dopoguerra, l’anticomunismo era il collante che teneva uniti le forze del centro-destra, mentre il Fronte Popolare era guidato dal Pci e Psi. Anche la letteratura serviva allo scopo. Non sfugge a questo clima di guerra fredda anche Lo strano settembre 1950.  In questo racconto di fantapolitica il personaggio principale, che creerà panico in Italia è nientepopodimeno che Stalin, il quale era partito dalla Russia sulla Alfa Romeo che i comunisti italiani gli avevano regalato per il suo settantesimo compleanno, arrivato in Austria entrò in Italia aggregandosi ad una comitiva di pellegrini austriaci. Cos’era venuto a fare in Vaticano, forse era venuto ad accertarsi che la fontana di Piazza S. Pietro avesse sufficiente acqua per poter abbeverare i cavalli dei cosacchi, oppure a constatare di persona di quanti battaglioni fosse composto l’esercito del Papa? Queste illazioni erano frutto della propaganda anticomunista. Niente di tutto questo. L’Anno Santo era seguito in Unione Sovietica, l’ambasciatore russo in Italia inviava un rapporto segreto al Commissario del Popolo, per gli affari esteri, a Mosca. Dopo aver tentato di spie­gare il «fenomeno» Anno Santo, l’Ambasciatore descrive­ la situazione interna italiana. Molte cose sono cambiate. Pellegrini a migliaia­ affluiscono nella cit­tà Eterna per rendere omag­gio al Papa. Persino quell’incallito cinico del comme­diografo G. B. Shaw è par­tito da Londra alla testa di una colonna di penitenti e, a piedi scalzi, è rientrato in piazza San Pietro. Thorez, Il capo comunista francese, si è clamorosamente conver­tito alla religione cattolica, piantando in asso i suoi com­pagni. Persino Togliatti, il Migliore, è an­dato lentamente scivolando per la china e, dopo un ap­passionato colloquio con don Sturzo (fondatore del Partito Popolare Italiano, da cui nascerà la Democrazia Cristiana) prenderà i voti. La situazione italiana, dal punto­ di vista sovietico, è un disastro. Così scrive l’Am­basciatore, e in conclusione cerca di descrivere il Papa, durante una ceri­monia in San Pietro. Il duro comunista, inconsciamente, si lascia trasportare, e in preda a viva suggestione si lascia sfuggire frasi ammirazione per il Santo Padre e per l’Altissimo. Il rapporto giunto a Mosca finisce sul tavolo di Stalin che lo legge, lo medita e scompare, nessuno al Cremlino sa dov’è. Intanto a Roma affluiscono i pellegrini, e come abbiamo visto arriva anche Stalin, d’altronde a forza di Adda venì baffone… era giunto. Durante una cerimonia ufficiata dal Papa uno strano vecchietto – bombetta e occhiali a «pince nez» – è stato arresta­to da un agente perché, du­rante una cerimonia, si è messo a gridare, pieno di entusiasmo, frasi incompren­sibili. Messo in galera dichiara le sue generalità: Vissarionvic Dzngashvili (questo è il patronimico di Stalin) che però si era prudentemente tagliato i baffi. Tutta la politica e la diplomazia italiana sono in subbuglio, d’altronde Stalin era pur sempre un Capo di Stato, cosa fare di un così ingombrante personaggio? Più ancora in difficoltà, erano i comunisti italiani, Radio Mosca tace, non manda più ordini, la dirigenza del Pci, in assenza di Togliatti che, come abbiamo visto si era rifugiato in convento in attesa di prendere i voti…non quelli elettorali, cerca di scoprire la verità su caso, in assenza di disposizioni da Mosca si barricano a Botteghe Oscure e non danno segni di vita, ma meditano e preparano un colpo di mano. Nel frattempo, come era ovvio, la notizia fa il giro del mondo, portando a Roma ulteriori pellegrini e giornalisti, si dice che Stalin si è convertito al cattolicesimo, è una bomba nel pieno della guerra fredda, d’altronde l’Anno Santo del 1950 non era L’anno del grande ritorno e del grande perdono?  I comunisti non possono lasciare nelle mani della propaganda anticomunista Stalin e decidono di rapirlo, imbottito di stra­ne iniezioni e, alla presenza di una marea di gente fa la «confessione spontanea». Egli non è Stalin, ma un contadino della Russia Bian­ca; anticomunista e nemico del popolo; simulatore e spia; ora pentito e deciso a pagare il fio. Il pellegrino Stalin viene messo su una automobile dell’Amba­sciata russa: con tutte le cautele, proprio come se si trattasse di un personaggio ragguardevole, parte. Per dove nessuno lo sa. Il vero Stalin morirà nel 1953.

Questo racconto lo si può considerare una Fake news ante litteram, ma a quell’epoca di guerra fredda tutti i mezzi erano utili, sia da una parte che dall’altra. Letto oggi fa sorridere e diverte, ma all’epoca lasciava un interrogativo: era lui o non era? La reazione ufficiale, quella vera all’epoca, dei comunisti fu che il racconto fu bollato da Togliatti come “Anticomunismo idiota” su “l’Unità” del 16 gennaio 1949.

 

 

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