Quello di Nicolas Genka e del suo primo libro L’épi monstre è un caso di censura letteraria che ha fatto epoca in Francia! Negli anni ’60 se ne occuparono, tra gli altri, Jean Cocteau, Yukio Mishima, Vladimir Nabokov e Pier Paolo Pasolini.
Il ventiquattrenne Nicolas Genka, reduce dalla guerra d’Algeria, tornò in Francia nel 1961 con un romanzo che aveva pensato durante il servizio militare e successivamente scritto in poche settimane a casa di Jean Cocteau.
Vi concentrò tutta la rabbia e l’umiliazione della guerra, e ne venne fuori L’épi monstre (Paris, Julliard, 1962) romanzo apocalittico e iconoclasta, che non risparmia violenze e barbarie, tra cui l’incesto padre figlia. Fu soprattutto quest’ultimo aspetto a destare scandalo nell’opinione pubblica.
La maggior parte dei commenti non furono certo favorevoli, nonostante molti intellettuali (soprattutto all’estero) difendessero l’autore a spada tratta. Un dettaglio: in copertina il nome dell’autore è scritto con la “k”. Altro dettaglio: pare che il romanzo circolasse già nel dicembre 1961.
Va detto che l’editore Julliard aveva accettato di pubblicare il manoscritto dopo che un’altra decina almeno lo avevano invece rifiutato.
Già dopo pochi mesi il libro fu ritirato dalla vendita, con un provvedimento ufficiale preso a tutela – così si sentenziò – della legge sui minori. Da quel momento, per tantissimi anni, il libro non vide più la luce. Solo nel 1999 l’editore parigino Exils, sfidando un provvedimento che era formalmente ancora valido, sia pur dopo 37 anni, lo stampò nuovamente, creando un caso editoriale in Francia e nel mondo.
A causa della censura, che colpì Genka per i suoi primi due libri, l’autore si ritirò per lungo tempo dalla sua attività di scrittore, rimanendo in disparte e non rispondendo agli inviti del mondo culturale francese. Solo dal 1999 in poi è tornato alla carica ripubblicando anche Jeanne la pudeur (a sua volta colpito da censura negli anni ’60) con Flammarion. A un certo punto Genka sembrava convinto a ritornare alla grande nel panorama letterario, addirittura programmando un ciclo di nove romanzi, ma la morte lo ha colto nel 2009.
In Italia Genka è stato “sdoganato” nel 2004, quando è finalmente uscito L’Epimostro (Roma, Fandango).
Dice lo stesso Genka alla traduttrice italiana Valeria Merola che lo intervista nel 2004:
“La censura alla mia opera non è minimamente cambiata, è la stessa dal 1964. La cultura borghese francese non ha mai dimenticato questo libro, non me lo perdonerà mai. Il processo è durato sei anni, senza grande pubblicità. Avevo uno dei maggiori avvocati di Francia, ma non siamo ugualmente riusciti a vincere.”
Non è un mistero che Pier Paolo Pasolini avrebbe voluto tradurre questo libro. Purtroppo non ci fu nessun editore, negli anni ’60, che volle veramente portare in Italia un autore così graffiante, dissacrante, iconoclasta e scomodo come Nicolas Genka.
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