Il problema dei dischi volanti in Spagna
Ho finalmente reperito una copia del rarissimo Los “platillos voladores”, di J. M. Díez Gómez (Barcelona, Editorial Molino, 1950). La copertina si presenta con un fiammeggiante “piatto” volante, che viene spettacolarmente inseguito da un bimotore il quale sale di quota verticalmente nel cielo, bucando le nuvole, come fosse un missile!
Ma questo libro, che si pone agli esordi assoluti della problematica ufologica, e che difatti cade nell’annus mirabilis 1950, è nella realtà (come altri prodotti coevi dello stesso tipo) un’opera di science fiction, non trattando di dischi volanti frutto di reali avvistamenti, ma solo di platillos volantes (o voladores) come ingredienti “esotici” di novelle e romanzi. Questo sebbene nel libro di J. M. Díez Gomez alcune sue opinioni personali sui dischi volanti siano alternate nel testo alla finzione letteraria, che è comunque predominante.
Noto su www.zeppelinrockon.com che Ángel ne parla diffusamente dopo che anch’esso ne ha trovato una copia a Giugno 2019. Erano molti anni che il libro non faceva la sua apparizione nei siti di vendita e adesso ne escono due copie a un mese di distanza l’una dall’altra. Le stranezze dei libri!
Faccio una sintesi (non integrale) del lungo post di Ángel, dal titolo Los Platillos Voladores de J. M. Díez Gómez: El primer libro sobre ovnis publicado en España
“Qualche settimana fa ho rintracciato questo piccolo gioiello dell’ufologia spagnola. Il primo libro sull’argomento UFO pubblicato in Spagna (più che un libro è un opuscolo di 63 pagine). L’edizione del 1950 era a cura della Editorial Molino e il suo autore, J. M. Díez Gómez, era uno scrittore che, in quegli anni, pubblicò diversi titoli, molti dei quali attraverso questo editore.”
“Solo per la copertina, il libro vale il suo prezzo! Il titolo, come si può notare, richiama il concetto di Platillos Voladores, il termine UFO non era ancora stato usato per nominare questi oggetti sconosciuti che apparivano nel cielo e ai quali non era stata trovata alcuna spiegazione in quanto non potevano essere collegati a qualcosa di noto. Fu sulla scia di quel primo avvistamento moderno, nel 1947, quando iniziò ad essere usata tale denominazione. L’americano Kenneth Arnold osservò dal suo aereo nove oggetti che letteralmente “si muovevano come piatti che rimbalzavano sull’acqua” e la stampa li trasformò immediatamente in quei “dischi volanti“, “piatti volanti“, ecc., pertanto furono questi nomi a popolare la prima letteratura sull’argomento.”
“Díez Gómez non era affatto uno specialista in ufologia, quella presunta scienza che si interessa e studia il fenomeno. Non era un ufologo, Díez Gómez, e non conosceva la faccenda in prima persona, ma attraverso la stampa spagnola, che stava già pubblicando piccole cose che cominciavano a sbalordire numerosi lettori interessati, che presto diventeranno, come per incanto, una vera e propria legione.”
Qui si fa riferimento probabilmente a titoli come: En el país de los platillos volantes, di J. Curto Guzmán (Madrid, Gráficas Nebrija, 1950); Platillos volantes, di Peter Debry (Barcelona, Bruguera, 1951); El secreto de los platillos volantes, di Juan Antonio De Laiglesia (Madrid, Calleja, 1952).
“J. M. Díez Gómez è stato un po’ emarginato nei cataloghi della bibliografia ufologica ispanica ed è menzionato solo come una semplice curiosità. Forse pecca in uno stile troppo fiorito, che è quello che l’autore avrebbe usato per i suoi romanzi.”
In effetti il suo libro non compare in 50 años de literatura ufológica en España, di Antonio Gonzalez Piñeiro (La Coruña, edizione privata, 2005), di cui posseggo una copia molto invidiata.
“Ma vorrei sottolineare, dalla mia umile condizione di apprendista e lettore dilettante, il valore di questo lavoro. Penso che questo non risieda in quello stile un po ‘stucchevole a volte che l’autore usa, né in alcune delle sue idee (anche se non dimentichiamo la censura del tempo e quell’ambiente culturale conventuale che tutto dominava).
Al contrario, credo che la sua importanza non sia solo nell’ironia, ma nel fatto di fare da cassa di risonanza a tutte le domande aperte sul fenomeno, che, ovviamente, riempivano le pagine della Stampa internazionale (e anche spagnola, in effetti): la realtà dei documenti, la tesi extraterrestre, i pericoli (o i vantaggi) di questa tesi nel collimare con la verità, l’origine delle navi (da Marte, ma anche da Venere e dalla Luna), la fisionomia e le caratteristiche morali degli alieni, come si pone il Cristianesimo in questa situazione, la tesi dei piatti come arma segreta (molto in voga), ecc., ecc.
Díez Gómez dice tutto. A volte ci fa persino ridere. E a volte sfocia in una ironia che ci lascia qualche dubbio. E pone poco rigore ufologico. Ma, mi chiedo, qual è stato questo rigore quando oggi siamo quasi ancora al punto di partenza? È sempre stato criticato dalla casta ufologica, mentre dall’altra parte gli scienziati si sono rifiutati di affrontare il problema. Ma la realtà è che la scienza non sapeva dove mettere le mani. Era meglio negare tutto ed uscire dal problema confermando la fede in Newton.”