Il libro Lupo vigliacco: vita di Roberto Farinacci di Sergio Vicini e Paolo A. Dossena (Milano, Hobby e Work, 2006) è ectoplasmatico, e come i fantasmi appare, scompare, riappare. Seppur recente, la tiratura della Hobby & Work sembra inghiottita dal nulla. Ogni tanto una copia fa capolino su Internet, ma gli estimatori non mancano (sono apparse tre copie sul finire del 2017 / gennaio 2018, subito vendute; poi è seguito un lungo ‘silenzio’). Il libro è raro.
Ma perché è un libro che vale la pena di segnalare? Si tratta di una biografia scomoda, certamente non è un’agiografia. “Lupo vigliacco” era l’appellativo con il quale lo scrittore Curzio Malaparte dipingeva il gerarca fascista Roberto Farinacci. E quindi è facile intuire che non si tratti di un libro di elogi. La prefazione di Giorgio Galli è indice di autorevolezza. Gli autori, i due giornalisti cremonesi Sergio Vicini e Paolo A. Dossena, vivisezionano Roberto Farinacci, passando al setaccio vita privata, infedeltà coniugali (reiterate), studi (copiò la tesi di laurea), condotta politica (era in pratica il Ras di Cremona) e rapporti con Mussolini (pessimi: fu considerato l’Anti-Duce).
Mussolini aveva paura di lui, temeva le sue trame diaboliche, gli creavano inquietudine i suoi rapporti preferenziali con Hitler e Goebbels in Germania. Nonostante il potere accumulato, l’intoccabilità e gli intrighi, Farinacci finì fucilato a Vimercate.
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