Matrimoni impossibili, improbabili, deliranti
Ogni tanto il trash ha la meglio. Non c’è nulla da fare, quando la noia prende il sopravvento e le prime edizioni di alta letteratura o poesia da cento euro l’esemplare, o duecento, riempiono già i nostri ricchi scaffali, si va in cerca di qualcos’altro, più frivolo, per alcuni forse avvilente, ma di certo meno scontato e più intrigante.
Eccoci nel regno del trash. Come fare a sapere quando ci siamo in mezzo? Basta guardarsi attorno, se si cominciano a vedere copertine rosa shocking o con le scritte tipo insegne da neon, vuol dire che – quanto meno – non ne siamo distanti.
Uno degli aspetti più attinenti il trash è quello dei matrimoni impossibili con personaggi famosi. Star del cinema, della musica, del web.
La mia insaziabile curiosità sull’argomento, forse un po’ morbosa, mi ha portato a scoprire una fitta schiera di libri sul tema. Ne ho fatto un piccolo repertorio bibliografico, senza pretese di esaustività, ma credo abbastanza interessante. Penso che il libraio ne possa trarre spunto per allestire una vetrina che attiri in negozio qualche adolescente di passaggio, giusto per abbassare l’età media dei suoi frequentatori. Sono Quattordici titoli, che vanno dal 1985 al 2018.
Sposerò Simon Le Bon (1985)
Sposerò Simon Le Bon, di Clizia Gurrado (Milano, Editrice Piccoli, 1985). Molto raro. Figlia di un noto giornalista, la sedicenne Clizia Gurrado, liceale al Berchet di Milano, dette vita a un tormentone che fece il giro delle televisioni e dei periodici italiani nel 1985. L’anno successivo, sulla scia del successo, fu girato addirittura un film dallo stesso titolo. Negli anni ’80 i Duran Duran vissero alcune stagioni di enorme popolarità non solo nel Regno Unito (loro paese natale) ma ovunque nel mondo, Italia compresa. A detta dei critici, aggiunsero colore agli anni ’80. La dedica all’amica la dice lunga: A Rossana che sposerà John Taylor (altro componente dei Duran Duran). Sposerò Simon Le Bon è da anni un libro cult, specchio di una generazione che inseguiva i suoi miti con lo spirito e con il corpo.
Farò divorziare Simon Le Bon (1986)
Farò divorziare Simon Le Bon, di Letizia Mottica (Padova, Panda Edizioni, 1986). Non comune. Letizia Mottica, una quindicenne che frequenta la IV A del Liceo Classico “R. Franchetti” di Mestre, Venezia, scrive Farò divorziare Simon Le Bon (Padova, Panda Edizioni, 1986). La collezione dell’amante del trash duraniano non è completa, quindi, senza questo secondo libretto, che è stato realizzato nello stesso formato del precedente – quasi a voler dare continuità alla cosa. Il sospetto è che abbia venduto assai di meno del precedente. All’epoca della stesura di ibri scomparsi nel nulla non lo avevo ancora scoperto. Probabilmente è venuto alla luce dopo, quando molti lettori e collezionisti che avevano letto la storia del libro di Clizia Gurrado hanno cominciato a perlustrare il mercato. Il libro della Mottica, inteso come contenuto, ricalca più o meno il precedente, per cui perde leggermente in originalità. Noto che non ci sono copie conservate in biblioteche pubbliche; può darsi che tra altri trent’anni non ne resterà traccia. Forse qualche blog ne canterà le gesta, echi lontane di infatuazioni ballerine.
Voglio sposare Ambra (1995)
Voglio sposare Ambra, di Lorenzo Lorenzi (Milano, Sperling & Kupfer, 1995). Raro. “Voglio sposare Ambra“. Questo il disperato grido d’amore di Lorenzo Lorenzi, un tredicenne innamorato pazzo della Star della Tv degli anni ’90, Ambra Angiolini. Regina-lolita indiscussa della trasmissione pomeridiana Non è la RAI, antesignana di tutte le “Non è”. La geniale intuizione di Gianni Boncompagni (1932-2017), abile regista ed autore televisivo che indovina i desideri nascosti degli italiani e lancia ragazzine in minigonna e volteggi disinibiti nell’ora di punta. Di colpo è scandalo, indignazione, motivo per dibattiti e crociate anti tutto. Il ragazzino Lorenzo Lorenzi ha l’unica colpa di aver mandato il suo diario alla Sperling & Kupfer (ma sarà andata veramente così?) e i responsabili della casa editrice hanno visto bene di farne un bestseller generazionale. Ma vi ricordate quando Ambra dette del collega a Umberto Eco provocando l’indignazione nazionale? Ecco cosa scrive Lorenzo da tredicenne “navigato” nel suo libricino del cuore a proposito di questo ardito paragone:
”Ieri a Non è la Rai Ambra ha dato del collega a Umberto Eco. Tutti se la sono presa: giornalisti, intellettuali. Non capisco perché: ognuno è bravo in quello che fa. Sono sicuro che Umberto Eco farebbe la figura dello sfigato a Non è la RAI. E poi Il nome della rosa era una mappazza”.
Mia figlia vuole sposare uno dei Lùnapop (non importa quale) (2001)
Mia figlia vuole sposare uno dei Lùnapop (non importa quale), di Roberto Freak Antoni (Roma, Arcana, 2001). Raro. Ispirandosi, ma solo nell’idea, al libro di Clizia Gurrado, Sposerò Simon Le Bon (Milano, Editrice Piccoli, 1985), l’autore, fondatore del gruppo rock demenziale Skiantos, collaboratore di riviste e giornali su temi caldi della società, mette in scena un notevole e interessante excursus sul mondo delle giovani band bolognesi. In primis i Lùnapop, all’epoca in auge ma da qualche anno estinti, fagocitati dall’ego compositivo del suo vocalist e leader Cesare Cremonini. Dice Antoni:
“Il nome di un gruppo è importante perché denota e connota l’essenza del gruppo medesimo. Il nome riassume in modo telegrafico e immediato (come nell’estrema sintesi di un marchio commerciale) la poetica del complesso. È insieme metafora e dichiarazione d’intenti. È l’anima del progetto artistico che il nome/titolo rivela pubblicamente, finendo per assomigliare (e quindi rappresentare perfettamente) alla band che lo porta. Per esempio, il termine ‘U2’ (You Too – Anche Tu) sottintende una vocazione all’apertura mentale e sociale, e racconta, testimonia una tendenza al coinvolgimento solidale.”
Pare che l’adolescenziale desiderio della figlia di Antoni, Vorrei sposare uno dei Lùnapop, non importa quale, sia stato il pretesto per un libro veramente interessante e denso di conoscenza.
Sposerò il baffone (2002)
Sposerò il baffone: storia di una famiglia friulana: i Moretti, di Annalisa Menazzi Moretti (Pasian di Prato, Campanotto, 2002). Non comune. Questa è la storia della dinastia friulana dei Moretti, i celebri produttori della Birra omonima. Tra le altre cose viene raccontato l’aneddoto sull’identità del famoso “uomo baffuto” della pubblicità della birra. A parte la versione scritta sul sito ufficiale della casa produttrice, secondo la quale era un “tizio” seduto a un tavolo della storica Trattoria Boschetti di Tricesimo, si dice anche che a scattare la foto possa essere stata la fotografa tedesca Erika Groth-Schachtenberger nel 1939. E anche su questa controversia, si potrebbe scrivere un libro. Ad ogni modo, inseriamo pure questo titolo – forse un po’ fuori luogo se paragonato agli altri – dove l’uomo da sposare risulta essere proprio il baffone della Moretti.
Sposerò il principe William e non chiedetemi come… (2005)
Sposerò il principe William e non chiedetemi come…, di Holly-Jane Rahlens (Milano, Mondadori, 2005). Comune. Non è ancora raro, nonostante sia un altro innocente delirio adolescenziale. Credo che con il tempo, se il primo decennio del nuovo secolo sarà ricordato per qualcosa, e se il Principe in questione dovesse salire al trono in tempi non biblici, il libretto potrebbe senza dubbio tornare di moda tra i collezionisti di cimeli trash. Per il momento è una segnalazione veramente low cost, che si può benissimo sfruttare.
Volevo sposare Kurt Cobain (2007)
Volevo sposare Kurt Cobain (o fidanzare per sempre con Manuel Agnelli): romanzo, di Elisa Genghini (Roma, Coniglio, 2007). Raro. Dichiarazione d’amore grunge verso il leader dei Nirvana, scomparso nel 1994. Ma attenzione: questo non è un libretto adolescenziale scritto in una notte di tempesta ormonale incontrollata. Soprattutto è un bel libro: Dalla scheda editoriale:
“L’anno scorso, a questo festival di Modena, siamo arrivati terzi. Il tipo della giuria mi ha detto: “Continua così, che di cantautrici non ce ne sono tante”. Al primo posto è arrivato un gruppo di Modena. Al secondo un altro gruppo di Modena che fa le prove nelle sale dell’associazione che organizza il festival. Al quarto posto era arrivato un gruppo di adolescenti di Sassuolo. Facevano cover di Ligabue. Quest’anno fanno cover dei Nirvana. A questo giro hanno i pantaloni stracciati, la maglietta di Kurt Cobain, le All Star, la faccia incazzata e i capelli bagnati di sudore. L’anno scorso avevano i capelli unti di gel e belli pettinati, il look parrocchiale, la camiciola di cotone aperta sopra la maglietta bianca o nera a tinta unita”. Mettere su un gruppo per suonare le proprie canzoni può sembrare romantico, ma è dannatamente duro, soprattutto se come cantautrici non siete credibili, se il vostro fondoschiena non entra esattamente in una taglia quarantadue, e se la vostra migliore amica vi ha appena soffiato Manuel Agnelli.”
Sposerò Berlusconi (2010)
Sposerò Berlusconi, di Nicola Cinquetti (Milano, Rizzoli, 2010). Abbastanza raro. Sembrerà strano ma il libro in questione è quasi scomparso, c’è ovviamente in giro l’ebook ma il cartaceo si è fatto una rarità. Sul contenuto del libro, sgombriamo intanto il campo dagli equivoci. Soprattutto perché il libro è scritto da un uomo. Si tratta di un romanzo, un bel romanzo. Lo scrive il compito Prof. Nicola Cinquetti insegnante in un liceo di Verona. No, non si tratta del ragazzino in vena di sbandate ormonali verso uno degli uomini più ricchi e potenti del nostro tempo. Il ragazzino di turno ovviamente c’è, ed è il timido e complessato quindicenne protagonista della storia. Ma chi vuole conoscere e sposare Berlusconi risulta poi essere (scusate lo spoiler) una sua compagna di classe.
Sposerò Nichi Vendola: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna (2010)
Sposerò Nichi Vendola: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, di Andrea Costantino (Bari, Anche cinema, 2010). Abbastanza raro. Anche questo è un bel libro (e film) che ha un titolo curioso e accattivante. Non si tratta di un polpettone tragicomico, bensì di una storia abilmente strutturata. Ambientato a Bari, narra la storia di una famiglia degli anni zero, mettendo a confronto tre generazioni sullo sfondo dei fatti della storia d’Italia che vanno dal ventennio fascista al “VaffaDay” di Beppe Grillo. Dietro la trama c’è lo spessore del contenuto. Un’Italia del Sud dove le istituzioni latitano, e la politica locale non fa emergere soluzioni, anzi, caso mai complica le cose. E a un certo punto, in mancanza di un Simon Le Bon a cui aggrapparsi con tutte le forze, non si può far altro che chiamare in causa Nichi Vendola, l’eroe (non) mascherato a cui affidare le ultime speranze, per un riscatto che non potrà avvenire mai.
Vorrei sposare George Clooney (2010)
Vorrei sposare George Clooney: confessioni di una ragazza di mezza età, di Amy Ferris (Milano, Rizzoli, 2010). Comune. Anche questo libro usa il pretesto di un personaggio famoso da prendere all’amo per intessere una trama, introspettiva ma seducente, che fa da spaccato della nostra epoca. Mettendo in luce tutte le fragilità della società di oggi che si nasconde dietro un’app che ti geolocalizza, ti sta addosso come una pulce affamata, spiando ogni tua mossa, invisibile ma presente, eppure evidentemente non bastante. Dalla scheda editoriale:
“Amy sogna di sposare George Clooney, esplora il web alla ricerca dei suoi ex fidanzati, indaga su tutte le malattie immaginarie possibili e impossibili e cerca un sistema per scoprire se l’attrazione che suo marito prova per lei è ancora vera o è merito del Viagra. Ma perché Amy fa tutto questo? Semplice, per riempire i lunghi momenti di insonnia causati dalla menopausa! E poi, non contenta, raccoglie tutto in una serie di resoconti pieni di ironia e tenerezza, profondità e passione. Tante riflessioni che spaziano dagli affetti – in primis, quello forte e conflittuale, con la madre – alle amicizie, dai cambiamenti del corpo agli sbalzi d’umore, dal tempo che passa a quello da progettare. Alternando squarci umoristici con riflessioni illuminanti, Amy si mette a nudo e ci rivela che lo sconvolgente tumulto interiore della mezza età non è l’inferno che tutte le donne si immaginano, ma un’esperienza molto profonda, un “secondo atto” della vita che consentirà loro di scoprire la propria natura più intima.”
Caro George Clooney, puoi sposare la mamma? (2014)
Caro George Clooney, puoi sposare la mamma?, di Susin Nielsen; traduzione di Francesca Crescentini (Milano, Il Castoro, 2014). Non comune. Anche qui una ragazzina scatenata, questa ha appena dodici anni, e a un certo punto vuole decidere lei quale sia il nuovo fidanzato (anzi, marito) di mamma: George Clooney. Chiaramente dietro questa trama ci sta il motivo scatenante. La separazione dei genitori. Violet, questo il nome dell bambina protagonista, dopo il decimo fidanzato di mamma (nel frattempo il papà se la spassa nella sua mega villa con piscina) decide che è giunto il momento di prendere in mano la situazione e così… (spoiler).
Sposerò Manuel Agnelli (2017)
Sposerò Manuel Agnelli, di Elisa Genghini (Bologna, Pendragon, 2017). In commercio (in esaurimento). Dice l’editore: “Un libro divertente in cui Elisa Genghini, figlia di un bagnino romagnolo e di una turista tedesca, molto prima che Manuel Agnelli fosse famoso, sognava di essere la sua fidanzata e una carriera da rockstar. E così dopo aver fondato la sua band, essere passata attraverso situazioni imbarazzanti, fidanzati eccentrici, concorsi musicali truccati, sconfitte brucianti, continua a provarci.” Già nel precedente libro dedicato a Kurt Cobain gli accenni ripetuti a Manuel Agnelli non dovevano essere casuali. Qui prendono definitivamente corpo, venendo alla luce in tutta la sua forza. Un altro ottimo talento (anche letterario) di Riccione, dopo Isabella Santacroce.
Sposerò Gary Barlow (2018)
Sposerò Gary Barlow, di Luisa Cartei (Roma, Lastaria, 2018). In commercio. Ottima la penna dell’autrice Luisa Cartei, cresciuta nel sogno di sposare il “grasso” dei Take That, pop band di risonanza mondiale nei ’90 come i Duran Duran nel decennio precedente. Il messaggio è lo stesso, di sempre: non smettete di sognare. Ma se ogni volta si trovano nuove parole, nuove situazioni e nuovi protagonisti va bene così. Cos’è in fondo la letteratura se non una palestra eccezionale che vive gli stessi miti di sempre dell’umanità reinterpretandoli decennio dopo decennio in combinazioni sempre nuove e avvincenti.
Dalla scheda editoriale:
“È l’estate del 1993, Alice ha quindici anni ed è ancora acerba. E per lei essere acerba è diventata una colpa. Alice non ha le mestruazioni. Alice non può dire parolacce. Alice non può crescere. Alice non può amare, se non un volto in un poster, che non potrà mai deluderla. Il volto è quello di Gary Barlow: il “grasso” dei Take That.
Tra la ritardata femminilità, una madre che indossa solo fuseaux leopardati e le verifiche a sorpresa della professoressa Sferzaferri, Alice si avventura come un personaggio di Mark Twain tra i pericoli di reggiseni imbottiti, gli improbabili inseguimenti ai Take That e la cotta per il compagno di scuola. Un romanzo che rappresenta un’epoca, passando attraverso la musica, l’amore e anche il cancro, abilmente raccontata dalla penna spontanea, tagliente-comica di Luisa Cartei, che dietro alla festosità del tutto ci fa intravedere sempre profonde verità.”
Sposerò Harry Potter (2018)
Sposerò Harry Potter. Confessioni di una sfigata in chat, di Belinda Barth & Eliƨa (Milano, Rusconi, 2018). In commercio. Eccoci, ci siamo arrivati. Questo è un romanzo della generazione Whatsapp, scritto interamente in chat. Sposerò Harry Potter, prima creatura della Tik Tok generation, con una storia che sembra nata proprio sull’app con la nota musicale bianca su sfondo nero. Ariel, ragazzina del Liceo al primo anno, che non è ma si sente grassa e brutta. Un ritardo di femminilità che la isola, che la pone nel limbo delle sfigate.
E quindi si capisce come Harry Potter sia il pretesto della storia. Un personaggio immaginario, come ragazzo ideale, compagno sempre disponibile e che non fuggirà via spaventato da una faccia coi brufoli.
I primi amori all’epoca del bullismo e dell’emarginazione in chat. E pensare che ancora non era arrivato il Coronavirus.