Il fascino dell’Oriente in un personaggio dimenticato: Alberto Denti di Pirajno
di Alessandro Zontini
[da Il Piccolo di Cremona, per gentile concessione]
Con il termine “orientalismo” soliamo alludere ad un interesse maturato in Europa nella seconda metà dell’800, nei confronti di ciò che era “orientale”, intendendosi, con tale accezione, ogni espressione umana e culturale compresa tra l’Africa mediterranea ed il Giappone. Probabilmente la nascita dell’interesse europeo per l’”oriente” – in senso lato – è da ricollegarsi a quando Napoleone condusse le campagne militari in Egitto e in Siria, tra il 1798 ed il 1801. Il patrimonio di studi compiuti dagli intellettuali al seguito di Napoleone non andò disperso ed in Francia si diffuse subito un notevole interesse verso “l’oriente” (come non citare il pittore Eugene Delacroix ed i suoi quadri orientaleggianti?).
Dalla Francia tale passione si diffuse rapidamente in tutt’Europa; il termine, che “risuona” fin troppo indeterminato ed approssimato, ebbe una notevole diffusione e, ancora oggi, ne facciamo un largo impiego colloquiale; sono innumerevoli le mostre, i libri, i cataloghi che, a vario titolo, indagano questo concetto ondivago e vagamente geografico. Tra le tante “ghiotte” occasioni per esplorare il mondo orientale, piace ricordare una bellissima, recente, mostra (2018) eccellentemente organizzata dalla “Fondazione Magnani Rocca” di Mamiano di Traversetolo, poco distante da Parma: “Pasini e l’oriente, luci e colori di terre lontane”, una perfetta rappresentazione della passione per l’oriente da parte del pittore Alberto Pasini, nato a Busseto nel 1826.
Questi, peraltro, intrattenne rapporti di amicizia con un bussetano assai più celebre: il maestro Giuseppe Verdi che, a sua volta, subì il fascino dell’oriente, ambientandovi alcune tra le sue più celebri opere (“Aida”, il “Nabucco”, “I lombardi alla prima crociata”). Ma innumerevoli sono gli artisti che, sedotti dal “fascino orientale”, hanno immortalato scene di carovane nel deserto, bagni turchi, bellezze esotiche, policromi bazar. La parola bazar, sopra ogni altra, evoca l’andirivieni di gente, le merci affastellate senza ordine, la policromia di sgargianti colori, gli odori delle spezie.
La parola bazar, inoltre, rimanda ad un bellissimo libro, una raccolta di racconti giustappunto dal “sapore” orientaleggiante: Storie del mio Bazar di Alberto Pirajno (Milano, Alpes, 1929).
Alberto Denti di Pirajno (nato nel 1886 a La Spezia e mancato ai vivi nel 1968 a Roma) è, indubbiamente, uno di quei personaggi poliedrici, non strettamente letterati, le cui opere, come troppo spesso è avvenuto, sono state emarginate dalla critica, scordate dal pubblico, sottratte da una doverosa riproposizione e troppo spesso, nella letteratura “d’evasione”, sostituite da libri scialbi e perfettamente dimenticabili.
Conosciuto anche come Alberto Pirajno, l’autore fu medico, soldato nel corso della Prima guerra mondiale e in Tripolitania agli ordini del duca Amedeo d’Aosta. Fu regio funzionario in Eritrea, Somalia e, nominato Prefetto di Tripoli, si arrese al generale inglese Montgomery nel 1943.
Rientrato in Italia dopo diversi anni trascorsi come prigioniero di guerra nei campi di concentramento inglesi, nel corso dei quali apprese ed imparò alla perfezione la lingua del Regno Unito, riprese l’attività di medico cui affiancò quella di scrittore.
La sua produzione è singolarmente poliedrica e rapsodica. Scrisse romanzi quali Ippolita (1961) che gli fruttò il premio Orio Vergani istituito dal Corriere della Sera, La mafiosa (1965), volumi a metà tra il ricettario e trattati di approfondimento sulla “cultura del cibo e della cucina” (Il gastronomo educato del 1950 e Siciliani a tavola, postumo, nel 1970).
Vanni Scheiwiller gli fu complice, dopo la sua morte, di una interessante burla letteraria. Nel 1972, sotto il marchio de All’insegna del pesce d’oro, uscì una raccolta di poesie, stampate in soli 1000 esemplari numerati, tratte da un raro manoscritto dello sconosciuto poeta turco Hasân-El-Tarâs dal titolo Il minareto incantato.
Tale misterioso poeta turco, però, non è mai esistito, esattamente come il raro manoscritto, realizzato dallo stesso Pirajno.
Della sua esperienza di medico in Africa non è possibile non citare Un medico in Africa (1952), romanzo autobiografico sulla sua lunga esperienza nel continente nero, molto amato da Karen Blixen celebre autrice de La mia Africa.
Munito, come accennato, di piena padronanza della lingua inglese, Alberto Pirajno scrisse anche il romanzo A Grave for a Dolphin (1956), una sequenza di “affreschi”, probabilmente vissuti direttamente (la guarigione di un bambino da parte di uno stregone, l’amicizia tra una scimmia ed un babbuino, scene di caccia nella savana, etc.).
Sorprenderà apprendere che David Bowie era un accanito bibliofilo e che, tra i suoi libri preferiti, si annoverano: Lolita di Nabokov, Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, La Divina Commedia di Dante, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, La terra desolata di T. S. Elliot, Mentre morivo di William Faulkner, l’opera omnia di Yukio Mishima e proprio A Grave for a Dolphin di Alberto Pirajno.
David Bowie si ispirò all’autore italiano per comporre il verso della canzone Heroes del 1977: “I, I wish you could swim/Like the dolphins, like dolphins can swim/Though nothing/nothing will keep us together”.
Il libro meno noto di Alberto Pirajno è quello che ebbe anche meno fortuna, forse perché opera prima di un autore sconosciuto, forse perché stampato in un numero esiguo di copie, forse perché generalmente sottovalutato ma, indipendentemente dalle motivazioni o congetture che lo hanno reso difficile da reperire, il volume necessiterebbe di un recupero onde sottrarlo all’ingiusto oblio del tempo.
Storie del mio Bazar è un volume brossurato in 8° di 262 pagine reperibile, secondo quanto indicato nel sistema informatico SBN, presso sole 7 biblioteche in tutt’Italia.
Si tratta di una raccolta di dieci racconti tra il fiabesco (con molti rimandi al capolavoro classico Mille e una notte e, per restare ai tempi più recenti, a Notti delle mille e una notte del premio Nobel egiziano Nagib Mahfuz) ed il mitologico.
Ogni racconto è anticipato da una brevissima introduzione che precisa il luogo ove Pirajno ha (o avrebbe) sentito la storia (Anatolia, Salonicco, Uadai, Isola di Giava, La Spezia, Beirut, Algeri) e, spesso, indica anche il soggetto narrante: “A me questa favola fu narrata ai bagni di Berdjeli da una inserviente che aveva i capelli neri e gli occhi celesti, come, talvolta, hanno le donne d’Irlanda e di Lombardia”.
Alberto Pirajno, veniva ricordato come scrittore stravagante e bizzarro e, infatti, di questo suo temperamento concede ampie e divertenti conferme: ne La storia del viaggio di Boris Stepanko alla scoperta della sorgente misteriosa, azzarda un singolare incontro: “Rodolfo Valentino mi raccontò questa storia a Malaga, mentre pescavamo gamberi sulla scogliera di Santa Maria de la Copita”.
È pure autore di lirismo non comune. Nell’incipit del racconto La storia di una Santa si legge: “Amico mio, se il destino ti condurrà nella città sul canale, dove le acque sporche dell’oriente si incontrano con le acque sporche dell’occidente, incontrerai una signora dal fresco viso incorniciato d’argento, che ancora conserva il ricordo di una bellezza lontana. E ti diranno che quella donna è una santa. La sola Santa nella “città dei diecimila orrori” Questa è la storia della sua virtù”.
Nella scrittura di Alberto Pirajno si intrecciano verismo, tratto fantastico, arguzia, bizzarria, poesia, finezza linguistica e, alla luce dei cosiddetti “successi” editoriali odierni, è possibile capire il perché sia un autore dimenticato: la complessità linguistica e l’espressione composita non lo rendono autore destinato al grande pubblico, mediamente troppo incolto per comprenderne l’alto profilo umano e stilistico, elementi, viceversa, che furono ben individuati ad apprezzati da personalità di spessore culturale quali Karen Blixen e David Bowie.
Disponibilità dei libri citati (sempre aggiornato)
PIRAJNO ALBERTO. STORIE DEL MIO BAZAR. Milano, Alpes, 1929
EUR 22,50
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A CURE FOR SERPENTS ALBERTO DENTI DI PIRAJNO (Reprint Society Ist Ed HB 1956)
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A Grave for a Dolphin By Alberto Denti Di Pirajno - First Edition 1956
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