Un comunista italiano in Unione Sovietica e un suo libro scomparso
Questa è la storia di Edmondo Peluso. Un uomo la cui vita è stata costellata di avventure politiche, di amara lotta e di un inflessibile impegno verso l’ideologia comunista. Nato a Napoli nel 1882, era un fiero cittadino del mondo. Iniziamo questo viaggio alla scoperta di un personaggio a dir poco eclettico.
Peluso, nel corso della sua vita, non si limitò a un’unica professione o porzione di mondo. Ogni angolo del globo era una potenziale destinazione, un nuovo capitolo nel racconto della sua esistenza. Non era raro trovare Peluso immerso nella vita quotidiana, ora come un operatore manuale, ora come un giornalista per varie pubblicazioni socialiste.
Uno degli aspetti più importanti della sua carriera politica inizia nel 1898 quando si unisce al Partito Socialista Italiano. Il salto successivo fu quello nel Partito Comunista d’Italia nel 1921, l’anno della sua fondazione a Livorno. Peluso non era semplicemente un membro del partito; era uno dei pionieri. Energico, impegnato e fervente utopista, il suo ruolo nella creazione del suddetto partito era fondamentale. Il suo spirito indomito e la sua passione per la giustizia lo resero una figura chiave nel tessuto politico dell’epoca.
Il 1927 segna un altro importante punto di svolta: la sua decisione di stabilirsi definitivamente in Unione Sovietica. Qui, si unì al Partito comunista di tutta l’Unione (bolscevico). La sua passione per l’educazione lo portò a insegnare italiano e storia del movimento operaio presso l’Istituto di marxismo-leninismo, e successivamente nell’Università per i lavoratori “Stalin“.
Il destino, però, non risparmiò turbolenze a Peluso. Dopo il suo primo arresto da parte dell’NKVD nel 1938, fu sottoposto a intensi interrogatori e torture. Accusato di attività controrivoluzionarie e di spionaggio, trascorse l’ultimo periodo della sua vita in carcere. Nonostante le avversità, non rinunciò mai alla sua profonda convinzione nella giustizia sociale.
La tragica fine di Peluso, fucilato in Siberia nel 1942, non attenua l’importanza del suo contributo alla lotta per la giustizia sociale e alla creazione del Partito Comunista d’Italia. Edmondo Peluso si distingue come un luminare, un uomo di passione e convinzione, la cui eredità continua a risuonare nella storia italiana.
Nel 2001 uscì in Italia un libro su di lui
Il libro “Odissea rossa. La storia dimenticata di uno dei fondatori del Pci” di Didi Gnocchi (Einaudi, 2001) è incentrato sulla vita di Edmondo Peluso, uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano. Peluso, nato a Napoli nel 1882, viene ritratto come un viaggiatore instancabile, un giramondo libertario e sovversivo. La sua vita fu segnata da un continuo flusso di emigrazione in cui cercò la libertà, vivendo in numerose nazioni dall’Estremo Oriente al Sudamerica.
Peluso, spesso descritto come il Che Guevara italiano, era conosciuto per il suo profondo antimilitarismo e per la sua opposizione ai regimi fascisti. Ha stretto legami con numerosi personaggi storici notabili, tra cui Jack London, Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht, August Bebel, Karl Kautsky, e Laura Marx.
Un’opera che si fa notare
Grazhdanin mira: ocherki [Cittadino del mondo: saggi] di Edmondo Peluso (Mosca, Federatsiya, 1930).
Гражданин мира: очерки, Едмондо Пелузо (Москва, Федерация, 1930).
Da una collezione privata spunta questo libro bellissimo, prima di tutto per l’impatto estetico della copertina realizzata sul finire della avant-garde russa da Aleksey Sergeevich Levin (1893-1965). Questo artista e grafico russo, nato a Sebastopoli, studiò alla Scuola d’arte di Odessa (1904-1915) e alla Scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca (1915-1918). Dopo la rivoluzione, dipinse manifesti di propaganda nelle “Finestre della Satira ROSTA”, e lavorò anche nel campo dei manifesti pubblicitari, della grafica dei libri e del design artistico.
Il libro Grazhdanin mira: ocherki [Cittadino del mondo: saggi] è una delle pochissime opere conosciute dell’autore italiano. Per l’esattezza è la sua autobiografia. Un volume di 168 pagine, in formato alto 18 cm. Dell’opera sono note altre due edizioni (1931 e 1932). Questo titolo di Edmondo Peluso non sembra mai essere stato pubblicato in lingua italiana.
Disponibilità del libro (sempre aggiornato)