"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Tre cuori al trapezio: grottesco in tre atti, di Giuseppe Luongo (Napoli, Le cronache letterarie e teatrali, 1928). L’editore è anche noto come C.L.E.T.

 

Libro molto raro, disponibile in sole cinque biblioteche aderenti al Sistema Bibliotecario Nazionale. Frutto di uno scrittore ribelle, un autore curioso e versatile, e un testimone eclettico della sua epoca quale fu Giuseppe Luongo.

 

 

 

Giuseppe Luongo: la penna poliedrica nata sull’isola di Ustica

Uno scrittore ribelle, un autore curioso e versatile, e un testimone eclettico della sua epoca. Questo è Giuseppe Luongo, nato sull’isola di Ustica il 5 dicembre 1896 e deceduto nella capitale, Roma, l’8 aprile 1970. La sua penna ha attraversato diversi generi, dall’epica alla tragedia, dalla commedia alla narrativa, creando una traccia interessante, anche se sotto traccia, nella letteratura italiana.

Luongo infatti non è conosciuto come un gigante della letteratura, ma la sua influenza è indiscutibile. Le sue opere oscillano tra successi clamorosi e periodi di silenzio, riflesso della sua passione irrefrenabile per la scrittura e della sua natura inquietante.

La sua produzione include poesie, racconti, romanzi, tragedie in versi, commedie, saggi di letteratura, storia e politica, opere per ragazzi e addirittura soggetti e sceneggiature per la televisione. Un vero e proprio arsenale di talenti e competenze che lo ha reso non solo uno scrittore, ma anche un giornalista, un critico, un editore, un sindacalista e un direttore teatrale.

Dal suo repertorio spicca, tra tanti altri scritti, anche “Tre cuori al trapezio“, un dramma astuto e coinvolgente che si immerge nei meandri dell’amore e delle sue intricatissime dinamiche. Un testo che racchiude quella miscela unica di passioni umane, intrecci e rivelazioni che caratterizza il meglio della sua opera.

Nonostante non sia considerato un autore di prima grandezza, la sua scrittura si è rivelata affascinante e vagamente enigmatica, ricca di riferimenti storici e culturali, con un afflato patriottico e nazionalistico marcato da influenze della vita reale. Tra le sue opere: Il nomade (Napoli, C.L.E.T., 1931), Meandri di vita: novelle (S. Maria Capua Vetere, La Fiaccola, 1924), Dolore di re (Napoli, C.L.E.T., 1928), Velia, donna d’amore (Napoli, C.L.E.T., 1932), L’ora sul quadrante: romanzo (Napoli, C.L.E.T., 1934).

La storia di Luongo è fondamentalmente divisa in tre fasi, in base ai luoghi in cui ha vissuto la maggior parte della sua vita: l’infanzia a Ustica, un periodo intermedio a Napoli tra le due guerre e infine gli anni del secondo conflitto mondiale a Roma.

Attraverso le sue opere, Luongo ci ha lasciato una frammentata ma affascinante visione del suo mondo, ricca di sfumature e di intensità emotiva. Un’eredità letteraria complessa e affascinante, degna di essere riscoperta e apprezzata da una nuova generazione di lettori.

 

Il parere di Domenico Cammarota

Giuseppe Luongo, come editore-proprietario della CLET (“Cronache Letterarie e Teatrali“, titolo anche della rivista omonima) collaborò anche con autori futuristi, da F.T. Marinetti (che in un momento di eccessivo entusiasmo, si lasciò andare a un “Giuseppe Luongo è un magnifico scrittore“…), fino ai circumvisionisti Guglielmo Peirce, e Carlo Cocchia, il futuro grande architetto, che è il disegnatore della copertina di “Tre cuori al trapezio“…

 

 

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