Giovanni “Cardias” Rossi lo Sperimentale
Un Comune Socialista. Bozzetto semi-veridico di Cardias, pseudonimo di Giovanni Rossi (1), pubblicato nell’estate del 1878, rappresenta, per l’Italia uno dei pochi esempi di letteratura socialista utopistica, fors’anche uno dei pochi testi di letteratura utopica italiana, dobbiamo rifarci a La Città del Sole (1632) del frate domenicano Tommaso Campanella (1568-1639) per risalire al primo testo utopistico in Italia in cui si prospettava una “nuova” società.
In Francia e in Inghilterra, nel corso della prima metà dell’ottocento, alcuni pensatori, mossi dalla constatazione delle gravi condizioni del nuovo assetto borghese sortito dalla grande rivoluzione, elaborarono proposte di società “alternative” astrattamente fondate su ragione, verità e giustizia. Il Comune Socialista di Rossi rientra in questa categoria di pensatori: presentare una società socialista, una colonia collettivistica anarchica, un esperimento in cui i protagonisti, oltre all’autore, sono un suo amico e una ragazza di nome Cecilia, alla quale Rossi espone le sue teorie, un progetto in cui non si propone di applicare un sistema di:
“una congerie di fili destinati a far muovere testa, braccia e gambe e un popolo di automi, ma di sviluppare in modo naturale, verso la solidarietà, le forze sociali. Il suo ideale è la cooperazione, ma non settoriale e corporativa ma, bensì estesa a tutti i settori e a tutti i livelli della vita associata (2)”.
Ma qualcuno l’ha ristampato!
La prima edizione, che viene oggi riproposta in anastatica, fu pubblicata quarta nell’ordine, a Milano presso C. Bignami e C., nella collana Biblioteca Socialista de La Plebe (3). Il lavoro ebbe successive ristampe: Livorno, 1881; Brescia, 1884 per la Tipografia Sociale Operaia, con la prefazione di Andrea Costa (4) che ricorda a Rossi che anche lui ha scritto un breve testo utopistico, Un sogno, pubblicato nel 1882. Tra la fine del 1882 e i primi mesi del 1883 era pubblicato in appendice su La Favilla di Mantova e ancora nel 1897 su Il Lamento, giornale dei malcontenti di Torino (5).
L’impianto del libro non varierà nelle successive edizioni: è costituito da un’apostrofe iniziale: Ai Borghesi, in cui l’autore descrive L’ Anarchia, La Famiglia, La Proprietà, La religione. Il testo di un Comune Socialista è diviso in due parti di cui la prima intitolata Propaganda e la seconda Organizzazione; conclude l’opuscolo un breve Epilogo.
Il racconto di questa realizzazione di una colonia collettivistica anarchica si svolge nel villaggio di Poggio al Mare, utopica località sulla costa tirrenica. Il libro del Rossi non è frutto di un’immaginazione ma è l’esternazione di una idea che propugnerà per tutto il resto della sua vita: la costituzione di colonie socialiste, e per questo lavorerà per la costituzione di un progetto che si compirà in provincia di Cremona, nel comune di Stagno Lombardo, grazie all’uso dei terreni del mazziniano Giuseppe Mori, dove nel 1887 a Cittadella si costituisce l’Associazione agricola cooperativa Cittadella.
“Qui – egli scrive – hanno socializzato il lavoro – ed è moltissimo – ma non hanno voluto ancora socializzare gli interessi e la convivenza […]” (6).
Intrighi, resistenze psicologiche e dissensi tra i coloni cominciano a insidiare lo sviluppo della cooperativa agricola che si scioglierà verso la fine del 1890. Nel frattempo Rossi aveva fondato e diretto Lo Sperimentale, cinque numeri usciti dal maggio 1886 al gennaio-febbraio 1887 a Brescia, in cui pubblicava le corrispondenze delle varie colonie socialiste nel mondo, perché, come scrive nel redazionale del primo numero:
“Lasciando in seconda linea la critica al presente e la glorificazione dell’avvenire, ci applicheremo a dimostrare con l’esame dei fatti e con l‘esperimento che questo avvenire (delle colonie socialiste) è possibile”.
Dalle pagine del Lo Sperimentale, Rossi comincia a pensare a un nuovo e più ardito impegnativo progetto: una vera colonia comunista-anarchica in Sud America. Nel febbraio 1890 s’imbarcherà da Genova, con pochi compagni, per il Brasile, dove nello stato del Paranà, non lontano dal centro di Palmeiras, fonderanno la Colonia Cecilia; di questa avventura ne darà resoconto nel libro Cecilia. Comunità anarchica Sperimentale. Un episodio d’amore nella colonia Cecilia (7). La colonia durerà sino al 1894. Rossi nel corso degli anni affermerà che:
“ […] a suo avviso Cecilia non era stato un fallimento. Era stata un esperimento nuovo nella storia, durato sufficientemente a lungo perché vi potesse essere messa alla prova l’idea organica dell’anarchia “.
Erano vissuti senza leggi, né capi, né autorità. Da un bozzetto semi-veridico all’utopia realizzata (per poco). Nella storiografia sul movimento operaio italiano sono rimasti in ombra, quasi messi da parte, forse perché scomodi episodi e figure invece di pregnanza storica e culturale, questo è il caso dell’anarchico Giovanni “Cardias” Rossi, e per questo che la ristampa anastatica de Un Comune socialista. Bozzetto semi-veridico di Cardias contribuisce a far conoscere questo singolare personaggio di “scienziato sperimentatore” socialista. (C. O.)
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Note
[1] Giovanni Rossi (1856-1943) Agronomo e veterinario, nel 1873 fece parte della sezione pisana dell’internazionale dei Lavoratori. Si firmava Cardias. “Il Cardias è l’apertura superiore dello stomaco, e lui, da buon materialista e a buon veterinario, aveva preso quel nome probabilmente a significare che la questione sociale era anzitutto, nel’Italia del macinato e della pellagra, una questione di stomaci vuoti da riempire” Pier Carlo Masini.Storia degli anarchici Italiani. Da Bakunin a Malatesta. Rizzoli, 1974. Pag.249 [2] Pier Carlo Masini. Op. Cit., Pag. 250 [3] Rosellina Gosi. Il socialismo utopistico. Giovanni Rossi e la colonia anarchica Cecilia. Moizzi editore, Milano 1977. Pag. 19. La Plebe è stata una rivista italiana di cultura e politica, fondata a Lodi nel 1868 da Enrico Bignami. Fu una delle prime pubblicazioni che affiancarono la nascita del movimento socialista italiano. [4] Cfr. Cittadella e Cecilia. Due esperimenti di colonia agricola socialista. A cura di Luisa Betri. Edizioni del Gallo, Milano, giugno 1971. In questo lavoro è riproposta, in anastatica, l’edizione del 1884 con la prefazione di Costa. Pp. 41-116. [5]Laura Schram Pighi. La narrativa italiana di utopia dal 1750 al 1915. Longo editore, Ravenna, 2003. Pag. 169 [6] Pier Carlo Masini. Op.Cit., Pag. 253. [7] Livorno, Stabilimento Tip. Belforte e C.,1893. Ristampato in anastatica a Cura di Luisa Betri. Op. Cit., Pp. 313-387.