Un filo di fumo, di Andrea Camilleri (Milano, Garzanti, 1980).
Un po’ di storia. Andrea Camilleri pubblica il suo secondo romanzo, Un filo di fumo (Milano, Garzanti, 1980) e stavolta, nonostante l’editore sia importante e la distribuzione del libro non manchi, il successo si fa ancora attendere. Anche questo libro rimane a lungo sconosciuto. Passa ancora qualche anno e lo scrittore di Porto Empedocle approda a quello che poi diventerà il suo editore di riferimento: Sellerio di Palermo. Il primo libro pubblicato con l’editore siciliano – ma ancora non si parla di Commissario Montalbano – è La strage dimenticata (Sellerio, 1984), il quale, ancora una volta, non colpisce particolarmente i lettori. Nonostante tratti un argomento molto interessante, e da un punto di vista originale, come quello dei caduti del Risorgimento siciliano.
Tornando a Un filo di fumo, va detto che nel panorama letterario italiano, sebbene la figura di Andrea Camilleri occupi un posto di preminenza per gli appassionati del genere giallo e noir, non tutti sono a conoscenza dell’esistenza di questo romanzo d’esordio, un’opera di valore considerevole che ha marcato una tappa determinante nel percorso creativo dello scrittore siciliano.
Il 1980 infatti segnò un momento cruciale nel percorso letterario di Andrea Camilleri. Fu quest’anno che lo vide alle prese con la pubblicazione del romanzo “Un filo di fumo” per l’editore Garzanti. Quest’opera, che tuttavia non brillò subito sotto i riflettori del successo editoriale, si è rivelata essere nel tempo una pietra miliare nella carriera dello scrittore, ponendosi come una delle sue prime incursioni nel romanzo storico.
Vigata nel 1890
Con “Un filo di fumo” Camilleri ci conduce in un passato lontano, nel quale al centro della narrazione troviamo la figura di Totò Romeres, soprannominato “Barbabianca“, e i suoi figli. La trama si snoda attorno alla questione dei maneggi disonesti di un commerciante di zolfo, una vicenda che avrà ripercussioni rilevanti sia a livello personale che collettivo.
Ma, in un certo senso, l’importanza di “Un filo di fumo” risiede tanto nella sua genesi quanto nel suo contenuto. L’ispirazione per lo sviluppo della trama, come lo stesso Camilleri ha rivelato, è scaturita da un volantino anonimo ritrovato tra le carte del nonno, che metteva in guardia contro le malversazioni di un commerciante di zolfo disonesto. Pur mantenendo ferma la propria attenzione ai dettagli, l’autore è riuscito a trascendere i particolari biografici per abbracciare una narrativa più ampia e universale.
Il primo editore Garzanti esigette che al romanzo fosse integrato un glossario per spiegare al lettore il significato dei termini dialettali utilizzati da Camilleri. Questa richiesta fu inizialmente accolta con riluttanza dall’autore che poi, come racconta lui stesso, “a poco a poco, ci presi gusto e me la scialai“. Il glossario, però, fu poi eliminato nell’edizione successiva pubblicata da Sellerio nel 1997.
Come detto, “Un filo di fumo” non ottenne un immediato successo di vendite. C’è da notare che, il lento riconoscimento dell’importanza di quest’opera ha accentuato quella tendenza alla comprensione ritardata, all’assimilazione differita, che caratterizza l’intero percorso di Camilleri come scrittore. Piuttosto che essere accolti con applausi immediati, i suoi romanzi hanno spesso richiesto tempo per essere pienamente compresi e apprezzati.
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